L'America Latina non trova molto spazio sui media italiani. Questo blog cerca di colmare una piccola parte di questo vuoto, attraverso l'adattamento in italiano di notizie sulla politica e l'economia latinoamericane scovate su quotidiani stranieri. Naturalmente, non mancherò di citare e segnalare siti e articoli in lingua italiana, quando se ne presenterà l'occasione. Buona lettura!

mercoledì, marzo 28, 2007


Amnesty International denuncia la storica discriminazione razziale che soffrono gli haitiani a Santo Domingo.


Amnesty International (AI) ha denunciato ancora una volta l’esistenza di una “radicata discriminazione razziale” nella Repubblica Dominicana contro gli immigrati haitiani e ha reclamato che le autorità del paese interrompano le repatriazioni di massa (nella foto). In occasione del Giorno Internazionale Contro la Discriminazione Razziale, AI ha presentato un rapporto in cui descrive le espulsioni di massa illegali di haitiani e le migliaia di bambini nati nel paese non riconosciuti, perché figli di immigrati irregolari. “Le autorità dominicane continuano a negare la discriminazione esistente e non hanno preso alcuna misura vera per contrastarla”, si legge nel rapporto, che ritiene preoccupanti “le aggressioni razziste e xenofobe contro i lavoratori haitiani e i dominicani di origine haitiana". AI ha potuto incontrare il primo ministro haitiano, Jacques Edouard Alexis, il quale non ha però rilasciato commenti, secondo quanto afferma l’associazione. In ogni caso AI ha annunciato che appoggerà tutte le iniziative di protesta da parte dei lavoratori haitiani o di origine haitiana per reclamare i loro diritti nel paese caraibico. La Repubblica Dominicana, occupa i due terzi occidentali dell’isola La Española, mentre Haiti è situata nella parte occidentale. Tra 9,1 milioni di abitanti della Repubblica Dominicana, circa 1 milione sono haitiani, la maggior parte irregolari. Gli haitiani, che lavorano nel raccolto della canna da zucchero e in altri lavori agricoli, nella costruzionem nella ristorazione, nel commercio ambulante e come badanti, occupano il “gradino più basso” della società dominicana, come señala il rapporto di Amnesty International.
www.elpais.com


Nel link che segue si può leggere un po’ della storia travagliata tra i due paesi, come ad esempio il massacro di 30.000 lavoratori haitiani da parte del dittatore dominicano Trujillo nel 1937.
http://www.fratellidelluomo.org/fdu/hispaniola_storia2.html

lunedì, marzo 26, 2007


L’Argentina ricorda l'orrore dei 30.000 desaparecidos nel 31º aniversario del colpo di stato del 1976
L’Argentina ha commemorato il colpo di stato che 31 anni fa fece sprofondare il paese in un clima di violenza senza precedenti, sotto il governo della giunta militare (nella foto Jorge Videla), che durante sette anni seminò il terrore nella sua lotta contro la "sovversione" interna. L’anniversario ha un significato speciale perché durante il governo del presidente Kirchner si è tornati a giudicare i crimini della dittatura, tra cui la sottrazione di bebé nei campi di concentramento dei militari. I figli (hijos) sottratti ai desaparecidos ora hanno 30 anni e sono in cerca della loro identità. Grazie allo sforzo di molti, tra cui le Abuelas (nonne) de Plaza de mayo e altri gruppi per i diritti civili, molti giovani, adottati illegalmente da famiglie, spesso complici dirette dei militari, ora conoscono le loro origini. In occasione dell'anniversario, Kirchner ha inaugurato a Cordoba un nuovo museo della memoria all’interno dell’edificio La Perla, dove vennero arrestati clandestinamente, torturati e fatti sparire circa 2500 argentini. Si tratta di un museo simile a quello istituito nella tristemente nota Escuela de Mecánica de la Armada, a Buenos Aires. Nella plaza de mayo di fronte alla Casa Rosada, sede del governo, si sono poi radunate due manifestazioni in ricordo del colpo di stato: una organizzata dai gruppi per i diritti civili, un’altra da gruppi della sinistra all'opposizione.
http://www.hijos.org.ar/ associazione in nome dei figli sottratti ai desaparecidos
http://www.garageolimpo.it/hijos/fr-hijos.html sul film di Marcos Bechis, Hijos/Figli

mercoledì, marzo 21, 2007

Il comune di Rio de Janeiro fa ricorso agli spiriti per bloccare la pioggia

Durante il mese di gennaio aveva piovuto per 21 giorni consecutivi. In Brasile è estate ed il periodo della pioggia dura per lo meno fino ad aprile. Ma per i lavori in vista dei prossimi Giochi Panamericani è stato un disastro: ritardi su ritardi. Gli organizzatori dei Giochi nel comune di Rio non sapevamo che fare di fronte al timore che le pioggie durassero durante tutta l’estate ostacolando i lavori. Di conseguenza, sono ricorsi al servizio della medium Adelaide Scritori, presidente della fondazione Cacique Cobra Coral, che afferma possedere il potere di controllare la pioggia. La richiesta è stata inoltrata via mail e la medium ha avuto poi un incontro con il sindaco Cesar Maia. La consulenza della medium è stata gratuita, in cambio del permesso di rendere pubblico il contratto stipulato con il comune per farsi pubblicità. Secondo quanto afferma la médium anche il comune di San Paolo ha richiesto i suoi servizi durante la recente visita del presidente americano Bush, ed effettivamente in quei giorni, nonostante le previsioni di tempesta, non ha piovuto. A Rio il “successo” della medium è stato ancora più grande: per più di un mese non ha piovuto, un periodo di siccità assolutamente anomalo nei mesi estivi caratterizzati dalle abbondanti precipitazioni. Erano anni che non succedeva qualcosa del genere a Rio de Janeiro. Se per la medium non esistono dubbi sui suoi poteri soprannaturali, per il Sindaco di Rio l'importante è che non abbia piovuto, al di là di credere o no alle virtù magiche della maga. È fondamentale finire i lavori per i Giochi in tempo per luglio, per evitare figuracce internazionali. Ma anche in termini polítici la situazione è favorevole per il sindaco. Mostrando di accettare l'esistenza del soprannaturale e della magia non può che rendersi più vicino e simpatico alle masse povere e raccogliere più voti nelle favelas, dove sacro e profano, realtà e magia si confondono quotidianamente, per far fronte alle dure difficoltà della vita.

domenica, marzo 18, 2007


Conflitto di poteri in Ecuador

Scontro istituzionale in Ecuador, dove il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) del paese ha destituito 57 parlamentari, accusati di boicottare la consultazione popolare sull’Assemblea costituzionale, tra questi i 52 parlamentari che avevano deposto il presidente del Tribunale elettorale per aver indetto la consultazione. Il TSE, dopo averli destituiti, ha sospeso i diritti politici dei parlamentari accusati per un anno. Il presidente dell’organismo ha affermato che la legge gli otorga il diritto di destituire e sospendere i diritti politici di qualsiasi funzionario pubblico que cerchi di bloccare lo svolgimento del plebiscito, convocato per il prossimo 15 aprile, per stabilire l’instituzione di un’Assemblea costituente, come promosso dal Presidente, recentemente eletto, Rafael Correa. Ha aggiunto che sarebbe legittimato a deporre anche i membri del Tribunale Costituzionale nel caso in cui legiferassero contro la consultazione. Lo scontro istituzionale è arrivato nelle strade, dove si sono susseguite manifestazione di appoggio all’uno o all’altro dei contendenti, con alcuni atti isolati di violenza.


www.clarin.com

lunedì, marzo 12, 2007







Prosegue il tour di Bush (testo dal Corriere della Sera, foto da elpais.com):


Ventimila persone contro il capo della Casa Bianca: «Terrorista»
Manifestazioni anti-Bush anche in Uruguay
Il presidente americano continua fra le proteste il suo tour in Sud America. Chavez a Buenos Aires per un corteo parallelo

MONTEVIDEO - Pessima accoglienza per il presidente americano, George W. Bush, anche in Uruguay, seconda tappa del suo viaggio in America Latina, dopo la sua visita in Brasile già contornata da manifestazioni di piazza. Oltre 20mila persone hanno partecipato a due diverse marce di protesta a Montevideo e, al grido di «fascista» e «terrorista», hanno invitato il presidente statunitense a tornarsene alla Casa Bianca.

La copertura sui media italiani della visita di Bush in vari paesi dell'America Latina. Dal Corriere della Sera:

Chavez guida corteo a Buenos Aires. In Colombia studenti in rivolta
Proteste e feriti contro la reconquista di Bush
Scontri tra migliaia di dimostranti e poliziotti all'arrivo del presidente Usa a San Paolo, prima tappa della sua missione in Sudamerica

Proteste e feriti per l'inizio della missione di Bush in America Latina. Una missione per contrastare l'incubo di Chavez, il nuovo Castro. Ma dall'accoglienza a lui riservata a San Paolo potrebbe rivelarsi una missione impossibile. Scontri tra migliaia di dimostranti e poliziotti si sono verificati nella città brasiliana, prima tappa del suo viaggio di «reconquista» che si concluderà martedì prossimo in Messico. In contemporanea in Colombia una folla di studenti si è scagliata contro le autorità con lanci di esplosivi. Allerta per il corteo previsto in serata a Buenos Aires con alla testa il presidente venezuelano Chavez mentre a Bogotà si temono attentati terroristici.
FERITI A SAN PAOLO - Si contano almeno 18 feriti negli scontri tra forze dell'ordine e gli oltre 6mila contestatori che hanno organizzato una manifestazione sull'Avenida Paulista di San Paolo con striscioni che denunciavano l'arrivo del «nemico numero 1 dell'umanità». Ad attendere il capo della Casa Bianca ai piedi della scaletta dell'Air Force One c'era un rappresentante del ministero degli Esteri, Ruy Casaes. Al suo arrivo, giovedì a mezzanotte, Bush ha trovato una città blindata: 3.700 soldati e poliziotti schierati, tra cui 340 agenti dell'Fbi e della Cia, spazio aereo e autostrade chiusi, due elicotteri armati a proteggere il suo albergo. BUSH E LULA - La mattina dopo una colonna di oltre 60 auto di scorta con agenti della sicurezza si è diretta verso l'hotel sede dell'incontro, un pranzo di lavoro, tra Bush e il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. In primo piano un accordo sulla produzione e commercializzazione di biocombustibile. Usa e Brasile insieme garantiscono oltre il 70% della produzione mondiale dell'etanolo e «ridurre la dipendenza dal petrolio, aumenterebbe la sicurezza economica della regione», ha sottolineato Bush. Prima di lasciare il Brasile alla volta di Montevideo, in Uruguay, Bush è atteso anche alla Transpetro, impianto della Petrobras che produce una miscela di petrolio ed etanolo.
CHAVEZ GUIDA CORTEO ANTIBUSH - In serata sarà il presidente venezuelano Hugo Chavez a guidare a Buenos Aires una manifestazione antimperialista di protesta contro Bush. Chavez è atterrato nella notte a Buenos Aires per incontrare il presidente Nestr Kirchner e firmare accordi di cooperazione tra aziende petrolifere e dare impulso alla creazione del Banco del Sur, al Banca del Sudamerica voluta dallo stesso Chavez. Il presidente venezuelano sarà poi la «star» della manifestazione di questa sera, alle 19, nello stadio Ferro di Buenos Aires, organizzata da alcune associazioni tra le quali le Madres di plaza de Mayo contro la visita di Bush in Sudamerica.
www.corriere.it

giovedì, marzo 08, 2007

Il lungo cammino della Costituzione boliviana

L’Assemblea Costituente boliviana ha cominciato a definire il calendario dei lavori delle diverse commissioni incaricate di stilare una prima bozza della nuova carta costituzionale del paese. I costituenti dovranno lavorare a marce forzate dato che la versione finale dovrà essere approvata entro il 25 luglio, per poi essere emanata ufficialmente tra il 26 di luglio ed il 6 di agosto. Infine, il testo sarà sottoposto a referendum popolare. Il cammino della costituzione è stato in ogni caso più farraginoso del previsto, dal momento che l'Assemblea ha speso 7 dei 12 mesi a disposizione soltanto per approvare il proprio regolamento interno. La situazione è riuscita a sbloccarsi soltanto quando il Presidente Evo Morales e il suo Movimento al Socialismo (MAS) hanno accettato che gli articoli della nuova Carta debbano essere ratificati da una maggioranza dei due terzi nell’Assemblea. Dal 6 agosto scorso, infatti, Morales ha cercato di modificare le norme della costituzione attuale e della legge di convocazione dell’Assemblea , in modo da poter approvare gli articoli con la semplice maggioranza assoluta. Il MAS ha ottenuto il 50,7% dei voti alle elezioni costituenti del luglio del 2006, per un totale di 137 seggi sui 255 dell’Assemblea. Insieme ad altri gruppi parlamentari alleati può contare su 152 seggi, ma per superare i due terzi dovrebbe ottenere 170 voti. Il compromesso raggiunto con l’opposizione per superare lo stallo conferma la maggioranza dei due terzi per approvare gli articoli della Costituzione, con una clausola: i punti su cui non ci sarà accordo saranno sottoposti a referendum. A causa delle disastrose inondazioni che hanno colpito il paese, provocate dal Niño, molti dei costituenti non sono ancora riusciti a raggiungere la città di Sucre, luogo dell’Assemblea, a 600 km da La Paz. Il movimento di Morales ha infine proposto di lavorare per 10 ore al giorno, dal lunedì al sabato, per riuscire a mantenere i tempi stabiliti. I 255 parlamentari si sono quindi distribuiti tra le commissioni nelle quali si lavorerà alla sistematizzazione e armonizzazione delle proposte sui diversi temi, anche di quelle ricevute durante pubbliche audienze tenute a livello locale. Sono state, infatti, ricevute più di un centinaio di proposte costituzionali, da parte di numerose organizzazioni, pubbliche e private, tra cui numerosi movimenti sociali. Da quando, nel 1825, il paese dichiarò la sua indipendenza dalla Spagna, la Bolivia ha avuto 18 costituzioni, delle quali una dozzina furono emanate da assemble costituenti, mentre le restanti furono frutto di riforme parziali, approvate secondo le procedure stabilite dalla Carta in vigore. La costituzione vigente è del 1967, modificata in riforme successive, l'ultima volta nel 2004.

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lunedì, marzo 05, 2007


Primo appoggio sindacale ai Senza Terra in Brasile


Il Movimento dei Senza Terra (MST) brasiliano ha ottenuto per la prima volta, durante il periodo dei carnevali, appoggio sindacale. I Senza Terra infatti hanno realizzato 14 occupazioni di terre nello stato di San Paolo, con la partecipazione della Central Única de los Trabajadores (CUT), la principale confederazione sindacale del paese, tra le cui fila si contano 300 sindacati. Si tratta di un fatto senza precedenti nella storia dell’MST, e perció ha provocato reazioni di ogni genere, anche dentro al sindacato. Il CUT ha finito per dividersi: mentre la direzione nazionale appoggiava l’iniziativa di sostegno alle occupazioni, in quanto “considera giusta la lotta per la riforma agraria”, la coordinatrice regionale comunicava la sua posizione contraria, poiché la “CUT è a favore della riforma agraria però non partecipa alle occupazioni”. All’origine della polemica vi è l’atavica cattiva distribuzione delle terre in Brasile, che produce forme di lotta per ottenere quella riforma agraria che nessun governo ha voluto o potuto fare, neanche quello di sinistra di Lula e che comporterebbe molte trasformazioni di carattere economico e sociale. In Brasile esistono ancora 371 milioni di ettari adatte all’agricoltura, vale a dire un territorio pari alle superfici di Argentina, Francia, Germani e Uruguay insieme. Solo una parte minuscola di questa terra è coltivata. Più del 50% è adibita a pascolo per l’allevamento. Fino allo scorso decennio, quasi metà della terra coltivabile apparteneva a meno dell’1% dei proprietari e un 3% soltanto apparteneva a 3,1 milioni di piccoli agricoltori. Anche in comparazione con i paesi vicini, il Brasile è lider nella concentrazione di terra. In un paese che si è industrializzato e urbanizzato a ritmi vertiginosi, il processo di riforma agraria è lento e ferraginoso. Non è sufficiente distribuire la terra, ma bisogna sostenere i nuovi piccoli proprietari, che se non riescono a far fruttare a sufficienza per garantirsi la sopravvivenza rischiano di essere costretti ad abbandonarla. Le occupazioni di terra hanno causato centinaia di morti fin dal 1985. L’MST ha 19 anni di storia e 1,5 milioni di iscritti. È considerato il più grande movimento contadino di sinistra di tutto il Sudamerica e ha già ottenuto terra per 350.000 famiglie, grazie alle occupazioni e alle terre che il governo espropria considerandole improduttive. Il PT, braccio politico dell’MST, e il suo presidente Lula promisero all’inizio del loro governo che avrebbero dato pacificamente la terra ai bisognosi, ma le promesse non si sono mai compiute e il MST si è sentito tradito al punto da aver fatto più occupazioni di terra negli ultimi 4 anni che in tutto il periodo precedente. Adesso l’alleanza dell’MST con il maggior sindacato del paese preoccupa Lula, poiché gli dimostra come il problema di effettuare una riforma agraria seria e moderna, capace di finire con le ingiustizie del latifondo ma anche con la violenza nei campi, sia come sempre una delle priorità del Brasile.



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giovedì, marzo 01, 2007


Il ritorno alle pensioni pubbliche in Argentina

Nel parlamento argentino è stata approvata la riforma del sistema pensionistico, promossa dal presidente Kirchner. Si tratta di un provvedimento che rappresenta in pratica il seppellimento di uno dei pilastri delle riforme economiche su cui si basò la política del presidente Menem negli anni ’90. Menem mise in atto la privatizzazione obbligatoria del sistema pensionistico, ma ora Kirchner ha fatto marcia indietro instituendo un sistema misto dove il sistema pubblico tornerà a rappresentare una quota crescente del totale. In un anno di elezioni presidenziali come questo il progetto ha anche una forte valenza simbolica. Con la nuova legge i lavoratori argentini potranno, 14 anni dopo la riforma Menem, sceglier tra continuare a rimanere nel sistema privato (a capitalizzazione) o ritornare al pubblico (a ripartizione), una possibilità che nel 1993 gli era negata. La privatizzazione a quell’epoca fu circondata da polemiche non solo nel merito ma anche per il metodo, poiché la legge non fu rimandata al Congresso per il voto finale, sebbene la Camera volesse modificare vari articoli, come prescrive la Costituzione argentina. Inizialmente fu concesso un anno di tempo ai lavoratori per scegliere tra rimanere nel sistema pensionistico pubblico oppure aderire al nuovo sistema gestito dalle cosiddette AFJP (Amministratrici di fondi pensione) private. La legge stabiliva che una volta compiuta la scelta questa fosse irreversibile. Ció nonostante milioni di lavoratori si videro trasferiti al sistema privato senza la loro approvazione. Inoltre, gli “indecisi”, ossia le persone che facevano il loro ingresso nel mondo del lavoro. erano fino ad ora assegnati automaticamente al sistema privato. Attualmente il sistema pensionistico conta 11,3 milioni di affiliati al sistema privato, distribuiti tra 11 gestori, dei quali soltanto 4,3 milioni apportano contributi. Tra i gruppi proprietari delle AFJP si contano molte banche straniere, come le spagnole Banco de Santander e BBVA. Nel sistema pubblico erano rimasti 2,5 milioni di affiliati, mai assegnati al sistema delle AFJP, i quali contribuivano in media con l’11% del proprio stipendio al sistema pubblico, sebbene tale percentuale fosse stata abbassata al 7% dopo la catastrofe economica del 2001. Le AFJP hanno da allora chiesto un ritorno all’aliquota precendente, dal momento che in questo modo si genera una discriminazione nei confronti dei loro clienti, ma il Governo non ha finora acconsentito alla richiesta. Un altro dei seri problemi del sistema pensionistico argentino risiede nel fatto che circa il 43% per cento della forza lavoro del paese lavora in nero e non paga contributi. Un altro dato dimostra l’urgenza di garantire e migliorare il sistema: la pensione minima è di 132,50 euro, al di sopra della linea di indigenza (103 euro) ma al di sotto della linea ufficiale di povertà, fissata a 225 euro. Con la legge ora approvata, i lavoratori avranno un periodo di 6 mesi per scegliere il trasferimento dal sistema privato al pubblico, scelta che potranno rinnovare ogni 5 anni. Quando manchino 10 anni per il pensionamento, l’opzione scelta diventerà definitiva. Quei lavoratori che abbiano risparmiato presso le AFJP meno di 5000 euro saranno trasferiti direttamente al sistema pubblico. Secondo alcuni esperti economisti la scelta più redditizia sarà quella di rimanere nel sistema privato fino ai 40 anni per poi passare al sistema pubblico. Le opinioni sono concordi nel sostenere che la riforma beneficerà le classi meno abbienti, tutto ciò in un anno elettorale, mentre i più ricchi rimarranno probabilmente nel sistema delle AFJP. Alcuni criticano la mancanza di studi sull’impatto che la riforma avrà sui conti dello stato. Secondo altri il progetto raffigura perfettamente la strategia del presidente Kirchner di rafforzamento del ruolo dello Stato e, di conseguenza, di un aumento delle entrate fiscali. Nel frattempo le AFJP si sono mostrate caute nella valutazione del provvedimento. La tesi ufficiale della loro associazione è che la nuova legge consentirà la complementarietà tra sistema privato e pubblico. mentre allo stesso tempo annunciavano una redditività del settore “storicamente impressionante”.

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