L'America Latina non trova molto spazio sui media italiani. Questo blog cerca di colmare una piccola parte di questo vuoto, attraverso l'adattamento in italiano di notizie sulla politica e l'economia latinoamericane scovate su quotidiani stranieri. Naturalmente, non mancherò di citare e segnalare siti e articoli in lingua italiana, quando se ne presenterà l'occasione. Buona lettura!

martedì, maggio 22, 2007


Cari amici, fra una settimana ho un esame molto importante, in cui devo discutere di ció a cui ho lavorato in questo anno qua a Madrid. Qualche giorno dopo devo presentare il progetto a cui intendo lavorare per la mia tesi dottorale. Vi dico tutto questo per scusarmi se dovessi sparire per più tempo del dovuto. Intanto vi riporto una notizia púbblicata oggi sulla Repubblica.

Caracas, uno striscione lungo un chilometro contro la chiusura della televisione

Migliaia di persone dietro uno striscione lungo un chilometro, alto un metro e venti e pesante 180 chili. Il più grande mai confezionato in Sudamerica. Recitava: "Libertà di espressione SOS" in sei diverse lingue. Giornalisti, operatori del settore dei media, studenti di scienze delle comunicazioni venezuelani sono di nuovo scesi in piazza oggi a Caracas in difesa della libertà di stampa. Tra una settimana, infatti, scadrà la concessione per la televisione venezuelana Rctv, che il governo del presidente Hugo Chavez ha annunciato di non voler rinnovare.

Rctv, un'emittente popolarissima - la sola a coprire tutto il territorio venezuelano insieme a Vtv - che va in onda dal 1953, è considerata troppo critica dal presidente, che l'accusa anche di aver simpatizzato con il colpo di stato che cinque anni fa l'aveva spodestato per due giorni.

Così, dopo la manifestazione di sabato scorso che aveva raccolto l'adesione di migliaia di partecipanti e attirato l'attenzione internazionale, oggi il corteo è sfilato davanti alle sedi alle sedi in Venezuela dell'Unione europea (Ue) e della Organizzazione degli Stati americani (Osa) e il movimento di protesta ha ricevuto la solidarietà di associazioni di difesa della libertà di stampa di tutto il mondo.

Secondo un sondaggio dell'istituto Datanalisis il 70% dei venezuelani disapprova l'oscuramento di Rctv. La decisione di non rinnovare la concessione, infatti, avrebbe come effetto quello di limitare alla sola Globovision il panorama audiovisivo nazionale anti-governativo. Con l'aggravante che Globovision è un canale che si vede solo nella capitale.

Gregorio Salazar, segretario generale del Sindacato nazionale dei lavoratori della stampa (Sntp) commentando la manifestazione di oggi ha detto che si è trattato di "un atto profondamente emotivo". "Ci conforta moltissimo - ha aggiunto - vedere colleghi di tutti i media impegnati in questo sforzo con spirito di grande unità".

Le speranze di Marcel Granier, presidente del gruppo 1BC che controlla l'emittente e che dal governo è accusato di violazione della legge in materia di gestione delle emittenti radiotelevisve, sono ormai legate solo al tenue filo di una possibile sentenza favorevole della sezione politica-amministrativa del Tribunale supremo di giustizia. O, magari, ad una levata di scudi internazionale capace di bloccare in qualche modo i piani del governo di Caracas.

Intanto, alla mezzanotte del 27 maggio cesseranno le trasmissioni di Rctv e cominceranno sulle onde del Canale 2 quelle di Televisora Venezolana Social (Tves), fortemente voluta dal capo dello Stato come "esempio di un modo radicalmente diverso di fare comunicazione".


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Lo scandalo si avvicina a Kirchner

Uno scandalo di mazzette da parte dell’azienda svedese Skanska a 23 funzionari del governo argentino rischia di coinvolgere il presidente argentino Kirchner, in un momento politico delicato, dato che mancano solo due settimane all’elezioni di governatore della città di Buenos Aires, e a pochi mesi delle elezioni presidenziali, cui non si sa ancora se si ripresenterà. Nell’occhio del ciclone si trova il potente Ministro della Pianificazione Federale, Julio de Vido, uomo dell’entourage più intimo del Presidente, che guida le relazioni tra il governo e le aziende straniere che lavorano in Argentina. Gli altri membri del governo hanno difeso il loro pari affermando che De Vido non è coinvolto nella faccenda. Secondo dell registrazioni dell’anno scorso e in mano dei giudici, la Skanska avrebbe pagato mazzette di 200 milioni di dollari per lavori infrastrutturali realizzati in tutto il paese. Quando il giudice ha chiamato in causa il presidente dell’azienda statale di gas Enargas e l’amministratore di Nacion Fideicomisos, del gruppo bancario statale Banco Nación, il governo li ha destituiti. Altri 21 funzionari sono stati coinvolti nello scandalo, e potrebbero essere coinvolte grandi aziende del paese come la principale azienda dell’acciaio, Techint, l’azienda petrolifera ispano-argentina Repsol-YPF e la Banca dello Sviluppo del Brasile. È la prima volta che funzionari del governo Kirchner vengono coinvolti in scandali di corruzione, in un momento in cui il candidato del Governo alla città di Buenos Aires, il ministro dell’educazione Daniel Filmus, corre il rischio di essere sconfitto nelle elezioni.
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Gli indigeni brasiliani si sentono feriti dalle parole del Papa e Chavez reclama le sue scuse.

Dopo la visita del Papa in Brasile, le associazioni di indigeni brasiliani hanno dichiarato di essersi sentiti offesi dalle dichiarazioni di Papa Benedetto XVI quando ha dichiarato che la Chiesa ha purificato gli indios e che il ritorno alle loro religioni originarie costituirebbe un regresso. I lider indigeni giudicano “arroganti” e “senza rispetto” le parole del Papa. Il Papa ha anche detto ai vescovi latinoamericani che la Chiesa non ha dovuto imporsi agli indios e che questi hanno ricevuto a braccia aperte i missionari europei. “Le sue parole non rispondono alla verità”, ha accusato il direttore del Coordinamento delle Organizzazioni Indigene dell’Amazzonia Brasiliana (Coiab). “La storia mostra che l’evangelizzazione fece parte di una strategia di colonizzazione che condusse alla decimazione di numerose popolazioni indigene”.

Sullo stesso tema è intervenuto il Presidente del Venezuela Chávez, affermando che il continente ha sofferto un holocausto e nessuno può negare questa verità. “Così, vestito dell’umiltà di un contadino venezolano, io prego Sua Santità di offrire le sue scuse ai popoli della nostra America”, ha chiosato Chávez.

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lunedì, maggio 07, 2007


Un po’ di notizie dal Venezuela.


Ci sono arrivate in quest’ultima settimana alcune notizie interessanti dal Venezuela, che qui riportiamo in breve:

- A fine aprile, durante il vertice dell’ALBA (Alternativa Bolivariana de las Américas), l’organizzazione che si oppone al progetto di zona di libero commercio delle Americhe o ALCA, voluto dagli USA, è stata firmata una dichiarazione che afferma la volontá di procedere sulla strada di un’integrazione dei popoli fondata sulla solidarietà. In termini più concreti, Chavez ha confermato l’impegno del Venezuela di coprire i bisogni energetici degli altri paesi dell’Alleanza, Cuba, Bolivia e Nicaragua, oltre ad Haiti, paese invitato al vertice. Inoltre si è stabilito di creare per questo scopo un Fondo Energetico comune.

- Sempre in tema energetico, lo Stato Venezolano ha preso definitivamente il controllo della Fascia Petrolifera dell’Orinoco, considerata il maggiore giacimento al mondo. Attraverso una serie di accordi con le multinazionali che avevano il controllo della zona, l’azienda petrolifera statale Petróleos de Venezuela SA ha costituito una serie di aziende miste, di cui manterrá sempre almeno il 60% delle azioni, per gestire i campi petroliferi. Solo la statunitense Cono Philips si è finora negata a firmare un accordo. Calcolando il contributo della fascia, le riserve del Venezuela ammonterebbero ora a circa 316 miliardi di tonnellate di petroleo, superando in questo modo quelle dell’Arabia Saudita, attuale leader mondiale.

- In occasione della festa dei lavoratori, Chavez ha annunciato un aumento del salario minimo fino a 210 euro, beneficiando in questo modo soprattutto i pensionati, il livello delle cui pensioni è regolato sulla base di questo parametro. Il presidente venezolano ha sottolineato che dal momento in cui assunse il potere ha innalzato i salari minimi del 44%, aumentando il potere d’acquisto della popolazione dato che ha affermato di essere riuscito a congelare i prezzi dei beni e dei servizi nel paese. Chavez, inoltre, ha annunciato di avere intenzione di ridurre, a partire dal 2010, la giornata lavorativa a 6 ore (36 settimanali). In questo modo vorrebbe ridurre la disoccupazione, che attualmente ha un valore intorno al 10% della popolazione.

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martedì, maggio 01, 2007


Scusate se sono sparito ma fra una settimana devo consegnare, per il mio secondo anno di dottorato, un lavoro importante a cui sto lavorando da gennaio e sono stato veramente preso. Giusto per non lasciarvi a bocca asciutta troppo a lungo, ho trovato un po' di tempo per postare qualche notizia nuova (sono due, anche se trattano dello stesso argomento). A presto...


America Latina s’interroga sui suoi morti: il 42% degli omicidi del mondo accadono lì

In un giorno qualsiasi muoiono al mondo circa 1000 persone uccise da armi da fuoco e altre 3000 vengono ferite. La regione del pianeta dove si producono il maggior numero di omicidi – il 42% del totale – è l’America Latina. Gli esperti considerano que la ragione è l’elevatissima concentrazione di armi da fuoco nelle mani della popolazione. Nonostante il loro uso sia regolato per legge nella maggioranza dei paesi, l’immensa maggioranza delle persone possono accedere al mercato nero per comprare armi. Una pistola rubata può costare 40 euro in Argentina, e assumere un sicario costa 2000 euro. In altri paesi del continente è anche più economico. Spesso sono gli stessi agenti della polizia que vendono le armi direttamente agli acquirenti. Se nel mondo il 60% delle armi è in mano a privati, una cifra già elevata, in paesi latinoamericani, come il Brasile, la percentuale raggiunge il 90%. Non è un caso quindi che in Brasile siano morte l’anno scorso circa 36000 persone per armi dafuoco. La gente acquista armi perché pensa di garantirsi in questo modo la propria sicurezza, invece molto spesso gli atti violenti avvengono tra persone che si conoscono o hanno relazioni di parentela. I piccoli conflitti degenerano e si giunge alle armi dal momento che sono disponibili. Secondo i dati, dal 1992, il continente ha importato armi per i privati per più di 2,7 miliardi di dollari, un volume di fuoco che ha avuto un impatto diretto sulla violenza nella regione.

Qualche giorno fa, la spiaggia di Copacabana si è svegliata coperta da 1.300 rose rosse (vedi foto), una per ogni persona uccisa in atti violenti dall’inizio dell’anno nella città di Rio de Janeiro. In questo modo un'associazione cittadina che lotta contro la violenza che soffoca la città ha ricordato le vittime in un atto intitolato “il giardino della morte”. Si tratta della seconda volta quest’anno che si svolge questa manifestazione. La prima volta fu il 17 marzo scorso quando furono piantate nella stessa spiaggia 700 croci. Secondo gli organizzatori se non si pone freno alla violenza a dicembre dovranno piantare non 1300 rose, ma 6000.

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