L'America Latina non trova molto spazio sui media italiani. Questo blog cerca di colmare una piccola parte di questo vuoto, attraverso l'adattamento in italiano di notizie sulla politica e l'economia latinoamericane scovate su quotidiani stranieri. Naturalmente, non mancherò di citare e segnalare siti e articoli in lingua italiana, quando se ne presenterà l'occasione. Buona lettura!

mercoledì, marzo 26, 2008


Il primo "cacerolazo" contro Cristina

Cari lettori, sono sparito per un po' di mesi, immerso nella scrittura della mia tesi. In questo momento mi trovo, da un paio di settimane, a Buenos Aires, proprio per svolgere delle ricerche che mi serviranno per il mio lavoro. Ieri sera mi sono trovato immerso nella Storia, mentre questa si svolgeva sotto i miei occhi. Il suono di pentole e trombette prima isolato, qua e là, poi sempre più alto, fino a raggiungere i toni del frastuono, mi ha attirato in strada. Gente comune, spontaneamente, suonava, alcuni dai balconi di casa, la maggior parte scendendo per strada, lungo Avenida Santa Fe, che, correndo da Nord a Sud, conduce verso il centro político della Capitale argentina. L'incessante suono ritmico del metallo, quasi angoscioso in certi momenti, per chi non conosceva del tutto le ragioni della protesta, occupava tutta la calda serata "porteña" (cioé di Buenos Aires). Le macchine che passavano negli incroci bloccati dalla folla suonavano i clacson in segno di condivisione, altrettanto facevano altri passanti, sprovvisti di pentolame ("cacerolas"), con le nude palme delle mani.
Da 13 giorni il paese viveva una serrata dei produttori agricoli, che si sviluppava attraverso blocchi delle principali arterie economico-stradali del paese, quelle che conducono, per intenderci, verso la Capitale, o verso il principale porto cerealicolo del paese, Rosario, o in generale, il cosiddetto corridoio del Mercosur (verso Brasile e Uruguay). Tutto nasce da una iniziativa del governo che andava a modificare il regime di tassazione delle importazioni, uno dei pilastri del nuovo modello di sviluppo argentino dopo la crisi del 2001/2002. Si tratta in pratica di un imposta che gravava per un 35% sulle esportazioni di prodotti agricoli, con l'effetto di garantire forti ingressi al governo centrale e di calmierare i prezzi interni di prodotti come la carne bovina (di cui gli argentini consumano 80kg a testa l'anno), il mais o il grano. In particolare la soia, sebbene poco consumata domesticamente, i cui prezzi sono andati alle stelle negli ultimi anni, ha contribuito enormemente all'avanzo nei conti dello stato da qualche anno a questa parte. C'è da dire che i produttori sono stati beneficiati da un politica monetaria che ha favorito un tasso di cambio particolarmente competitivo rispetto al dollaro (intorno a 3.15 pesos per dollaro), e ancor di più rispetto all'Euro, verso la cui zona vanno il 50% delle esportazioni argentine, che è arrivato a valere 5 pesos (la Banca Centrale ha in pratica legato il peso al dollaro, e questo si è svalutato enormemente. Inoltre un imposizione simile grava sui combustibili (uno dei principali input della produzione agricola), favorendo un prezzo interno particolarmente basso. Inoltre nel periodo successivo alla crisi il Governo favorì i produttori indebitati che rischiavano di perdere la loro terra.
In ogni caso, la reazione all'iniziativa del governo è stata durissima. La modifica introduce un imposizione mobile all'esportazione, vale a dire che più alto sarà il prezzo internazionale di una derrata agricola, più alta sarà la tassazione all'esportazione. Nel caso della soia ad esempio, si calcola che per prezzi internazionali superiori ai 600$ (attualmente è sceso intorno ai 450$ per tonnellata), il 95% del aumento del prezzo andrebbe ad ingrossare le casse dello stato. In poche parole, è come se lo Stato avesse fissato un prezzo massimo per i produttori. Lo scontro più forte è proprio sulla soia: in relazione ad altri prodotti, l'imposizione potrebbe anche scendere. Ma è la soia che ha garantito enormi guadagni a tutti, produttori e Governo.
La posizione del Governo già dura, rifiutando ogni confronto finché rimarranno i blocchi sulle stradi, si è indurita ancor di più dopo il discorso della "Presidenta" della nazione, Cristina Fernández de Kirchner. In un discorso lucido ma a tratti incendiario ha sottilmente rievocato i colpi di stato appoggiati in tutti i momenti della storia argentina dall'oligarchia agricola (rappresentata dalla Sociedad Rural), ha raffrontatato questi blocchi di strada "dell'abbondanza" con quelli dei disoccupati e gli affamati nel corso della crisi ("i piqueteros"), ha ricordato come nel corso della storia del paese, durante le crisi, le perdite dei produttori siano sempre state socializzate, mentre nei periodi di vacche grasse questi pretendono di tenere per se' la maggior parte della torta. Ha riaffermato lo strumento della tassazione alle esportazioni come strumento di redistribuzione sociale e di calmierazione dei prezzi di prodotti indispensabili per la dieta basilare degli argentini. Non ha concesso alcuno spazio al dialogo, finché non cesseranno le pratiche "estorsive" dei grandi produttori rurali. Il tutto condito da espressioni colorite che hanno provocato l'immediata indignazione degli agricoltori.
Poi la sera, l'incredibile è avvenuto, e le classi medio alte della città sono scese in piazza per mostrare il loro appoggio alle rivendicazioni dell'agro. Come assaggio di ciò che potrà succedere nei prossimi giorni, successivamente, anche i piqueteros (alleati politici del governo) hanno deciso di convergere su plaza de Mayo (la piazza dove sorge la Casa Rosada, il palazzo presidenziale), sloggiando i manifestanti che vi si trovavano. Più in la' nella notte una pioggia torrenziale, come un lavacro provvidenziale, provvedeva a concedere a tutti una notte di necessaria riflessione. La mattina, ció nonostante, le posizioni sembravano più rigide che mai.
Al di lá delle posizioni, Cristina (com'è chiamata qui) sembra aver commesso gravi errori di tattica politica. Ha promosso delle modifiche senza prima aver consultato con l'agro, in particolare con i piccoli e medi produttori, con i quali sarebbe stato più facile trovare una mediazioni. Allo stesso tempo non ha differenziato tra settori con interessi diversi tra loro come i produttori di cereali, quelli di carne o le industrie casearie. In questo modo è riuscita a compattare tutto il fronte agricolo, costringendo insieme il grande produttore con lacoste e rayban della Pampa (una delle zone più fertili del paese) insieme al piccolo produttore, sdentato e cotto dal sole, del Chaco (zona semiarida del nord del paese). L'aggressività del discorso (anche se rivestito di un tono educato) ha rinfocolato l'opposizione política della classe medio alta dei grandi centri urbani, che già non l'avevano votata alle elezioni. Così è riuscita a riunire destra e sinistra sotto la bandiera dell'opposizione al governo.
Invece di scegliere di instituzionalizzare il dialogo con il settore agropecuario, ha scelto lo scontro radicale. Già si rispolverano vecchie categorie di decadi passate. Già si ricordano gli scontri violenti tra Perón e le classi benestanti agricole del paese.
A meno che fosse questo il piano fin dall'inizio, andare allo scontro con l'agricoltura per cercare di stroncarne la forza política. Una sorta di progetto egemonico, una deriva di stampo venezolano. Quale il costo però. Sperando che questo "quilombo" (casino) si ricomponga, gli scaffali dei supermercati iniziano a essere vuoti di carne e i prezzi ricominciano la loro corsa.

giovedì, luglio 19, 2007

Mentre gli scandali colpiscono il governo di Kirchner, la moglie Cristina presenta ufficialmente la sua candidatura.
Il ministro dell'economía argentino Felisa Miceli ha dovuto rassegnare le sue dimissioni a causa delle accuse di corruzione che l'hanno colpita. In particolare l'accusano di aver nascosto circa 50.000 euro nel bagno della sua casa privata. A seguito dell'indagine nei suoi confronti, tutti i suoi beni finanziari le sono stati sequestrati. Si tratta di un colpo duro all'immagine del governo Kirchner, che vorrebbe rappresentare una discontinuità con il passato ma i cui membri sembrano essere caduti negli stessi vizi. Anche il ministro della difesa, Nilda Garré è stata chiamata a comparire nell'ambito di un inchiesta su un contrabbando di pezzi di fucile verso gli USA, anche se la posizione per ora sembra essere quella di persona informata dei fatti. Nel frattempo il nuovo ministro dell'economia, Miguel Peirano , è stato ben ricevuto dai mercati, dati anche i suoi trascorsi nella confindustria argentina, la Unión Industrial Argentina. Nonostante ciò, il nuovo ministro dovrebbe garantire una línea di continuità con la gestione della Miceli. Del resto il ruolo del ministro dell'economia durante il mandato di Kirchner è stato spesso subordinato alla direttive del Presidente, che è spesso intervenuto direttamente nelle questioni di politica economica. Proprio la situazione economica molto favorevole mette al momento al riparo le prospettive della candidata del Presidente, la moglie e senatrice Cristina Fernández de Kirchner (vedi foto) nelle elezioni presidenziali che si svolgeranno in autunno, fra tre mesi. Nella presentazione ufficiale della sua candidatura nella sua città natale, La Plata, Cristina ha enfatizzato i successi del governo in campo económico, che rappresenteranno un ottimo punto di partenza per la sua gestione. Precedentemente, il Presidente aveva affermato che il governo di Cristina sarà migliore del suo. Tutti i sondaggi la danno favorita, anche se gli scandali iniziano a scalfire l'immagine del governo. Nel frattempo l'economia argentina prosegue la sua corsa, crescendo a ritmi dell'8% annui.


Il disastro aereo avvenuto a San Paolo ha ricevuto ampia copertura nei media nazionali, per cui non ne parleremo qui approfonditamente. Le prime analisi sembrano prefigurare un incidente provocato da un insieme di errore e negligenza umana in una situazione climatica avversa. Una somma di piccoli errori e mancanze e disattenzioni si è forse tradotto nel disastro. Si tratta del più grave disastro dell'aviazione civile brasiliana e ha commozionato il mondo. Nella foto si può vedere ciò che è rimasto dell'aereo caduto.

giovedì, luglio 12, 2007

Che settimane agitate! Traslochi, visite dall’Italia, matrimoni...Mi scusassero...come direbbero nel mondo letterario di Montalbano. Ripartiamo con le contraddizioni del governo Lula. Un po’ di notizie sul Brasile raccolte nelle ultime settimane:

  • Il Real (la moneta del Brasile) si rafforza sempre di più (in particolare più del 10% nei confronti del dollaro dall’inizio dell’anno) e mette in pericolo la competitività delle imprese brasiliane. Per contrastare questo processo (senza mettere in dubbio la libera fluttuazione della moneta e l’atteggiamento passivo della Banca Centrale) Lula ha annunciato a giugno un pacchetto di misure fiscali e creditizie (i tassi di interesse brasiliani sono tra i più alti al mondo) per circa 1,5 miliardi di dollari in favore delle aziende più colpite dal caro-Real (in particolare nel settore tessile-abbigliamento).
  • Qualche giorno dopo, il governo brasiliano ha annunciato un piano per concendere permi per circa 22 miliardi di euro in favore dei grandi agricoltori. Questo piano segue il piano in favore dei piccoli agricoltori per una quantità cinque volte inferiore (4,6 miliardi di euro). Circa l’85% dei finanziamenti sarà destinato a copri i costi del raccolto, mentre il resto contribuirà alla sua commercializzazione, tutto a tassi di interesse inferiori a quelli del mercato brasiliano, in modo da ridurre del 22,9% il costo di finanziamento per i produttori rurali. Il Piano per la Raccolta nell’Agricoltura Familiare, destinato ai piccoli produttori, vuole portare benefici invece ai circa 1,4 milioni di famiglie di piccoli agricoltori o che vivono della pesca o delle risorse forestali. Queste famiglie sono responsabili del 77% dei progetti produttivi e generatori di posti lavoro nell’ambito rurale. Circa il 60% dei prodotti alimentari che arrivano sulle tavole delle famiglie brasiliane e le materie prime di molte industrie provengono dallo sforzo dell’agricoltura familiare. Il grosso delle risorse verrà invece destinato, come si è visto, ai grandi produttori dei beni da esportazioni, come la soia, il caffé, lo zucchero, il succo d’arancia e la carne bovina, che vedono il Brasile tra i principali esportatori mondiali.
  • Tra le polemiche, dopo una sua dichiarazione in cui affermava che lo stato deve “competere” con i narcotrafficanti (nell’erogazione di servizi sociali), Lula ha annunciato un forte investimento nelle “favelas” di Rio de Janeiro per cercare di sottrarre consenso sociale al crimine organizzato e migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Il piano sarà finanziato con circa 1.250 milioni di euro e porterà “asfalto, luce, ospedali e scuole” nelle “favelas”. L’annuncio è arrivato in un periodo di forti scontri tra polizia e narcotrafficanti in questi quartieri della città. Secondo Lula la popolazione povera della zona riceve da 40 anni solo “promesse e violenza” per cui non è strano se la fiducia nello stato è nulla e il narcotraffico (che reinveste parte dei suoi proventi nella favela) viene accolto con più favore. Allo stesso tempo Lula ha appoggiato la lotta senza quartiere del nuovo governatore Cabral al narcotraffico: “non è possibile combattere il traffico della droga lanciando fiori”. Il governo appoggia lo Stato di Rio per farsí que “Rio torni ad essere la Rio che tutti abbiamo conosciuto. Rio deve tornare ad essere meravigliosa come una volta”.
  • Il governo brasiliano ha già ricevuto la prima spedizione di un farmaco generico anti-retrovirale, utile nella terapia dell’Aids, prodotto in India. Si tratta del primo effetto della misura decisa da Lula nel mese di maggio per produrre nel paese o importare sotto forma generica l’importante farmaco, protetto da brevetto internazionale. In questo modo Lula ha rifiutato la proposta di sconto del 30% del proprietario del brevetto, il laboratorio Merck Sharp&Dhome (MSD), uno dei maggiori al mondo. La terapia pubblica dell’Aids per circa 75.000 pazienti costa circa 43 milioni di dollari annui. Fino adesso solo la MSD poteva commercializzare questo prodotto salva vita. Altri paesi come Tailandia, Mozambico, Malesia e Indonesia hanno già attuato le medesime politiche.
  • Recentemente, Lula ha anche annunciato di voler dare una nuova spinta al programma nucleare del paese per produrre elettricità e ultimare il progetto di un sottomarino atomico, con nuovi finanziamenti per circa 526 milioni di dollari. Queste risorse permetteranno riattivare dopo circa 10 anni di inattività il programma “Carburante Nucleare” e concluderlo nei prossimi 10 anni. “Abbiamo le condizioni per diventare una grande potenza energetica e non ci lasceremo sfuggire l’occasione. In questo modo saremo più considerati come nazione e come potenza” ha affermato Lula. Il Brasile ricevette la censura degli organismi internazionali quando limitò le ispezioni degli organismi internazionali ai suoi impianti di arricchimento dell’uranio, per “preservare i suoi progressi tecnologici in questo settore”. Lula non ha scartato la possibilità che il Brasile costruisca nuove centrali nucleari, che si sommerebbero alle 2 già in funzione.

Ancora una volta il presidente venezolano Chávez è protagonista del nostro blog. Si tratta di una notizia di un paio di settimane fa, ma abbastanza colorita.

Hugo Chávez incita i “veri socialisti” a donare i loro beni superflui.

Il presidente venezolano Chávez ha incitato i propri sostenitori a disfarsi dei beni superflui che posseggono per dimostrare di essere dei “veri socialisti”. “Se possiede un frigorifero che non le serve, la porti in Piazza Bolivar [la piazza principale in ogni città e paese del venezuela] y la metta a disposizione di chi ha bisogno”, ha raccomandato nella sua arringa Chávez, diretto ai più di 5 milioni di persone che si sono iscritte alla prossima formazione che assumerá il nome di Partito Socialista Unito del Venezuela. Il presidente ha dato l’esempio donando la parte che gli rimane dei 250.000$ del Premio Gheddafi per i diritti umani, che gli è stato assegnato in Libia nel 2004. Il non possedere nulla non è ragione suficiente per non dimostrare la propria vocazione socialista: anche i più poveri possono dare il loro contributo donando il loro lavoro volontario in opere sociali ed umanitarie. “Una rivoluzione non può funzionare senza lavoro volontario”, ha assicurato il Presidente. Atti volontari di questo tipo potrebbero diventare un requisito indispensabile per ottenere la tessera del partito. In ogni caso, Chávez ha voluto tranquillizzare quei settori delle classi medie che temono che il suo governi adotti misure contro la proprietà privata: “Nessuno deve temere per le sue cose, per la sua proprietà individuale. A nessuno sarà tolta la sua macchina o il suo appartamento, neanche il suo yacht o il suo aereo. Chi lavora e si guadagna da vivere ha diritto di comprare ció che vuole. Ció che il governo si propone è di andare verso la proprietà sociale dei mezzi di produzione, in particolare della terra”.
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martedì, giugno 12, 2007


Concludo per oggi con una foto della manifestazione record per i diritti degli omosessuali svoltasi a San Paolo qualche giorno fa. I partecipanti avrebbero superato i 3 milioni secondo fonti della polizia brasiliana (per gli organizzatori sarebbero stati circa 3,4 milioni). Circa un terzo dei partecipanti sono eterosessuali, e appoggiano la protesta contro ogni forma di razzismo, violenza e discriminazione. Durante la sfilata sono stati distribuiti più di dieci milioni di preservativi. Qualche giorno fa, dopo la visita del papa, il governo di Lula ha annunciato di voler distribuire preservativi (50 milioni) e pillole anticoncettive con sconti fino al 90%, sfidando i dettami della Chiesa, nell'ambito del suo Piano Nazionale di Pianificazione familiare. La popolazione del paese sfiora i 200 milioni e il fenomeno delle ragazze madri è molto frecuente, soprattutto tra i più poveri.

oglobo.globo.com


Altre notizie brevi:
- Se n’è parlato anche nei giornali italiani. Nei paesi andini, e in particolare in Bolivia, non è stata presa bene la notizia della decisione della FIFA di proibire le partite di calcio internazionale a cuote superiori ai 2500 metri. In tutta la regione gli stadi situati ad altezze maggiori sono numerosi. Tra l’altro questo elemento ha costituito sempre una forma di riequilibrare le forze tra le nazionali sudamericane. Per protesta, il presidente boliviano Morales ha giocato a calcio alle porte del palazzo presidenziale (vedi foto).
- Nel post del 22 maggio accennavo alle elezioni nella città di Buenos Aires, un test importante per il presidente Kirchner. Alla fine si è imposto l’oppositore Macri, un magnate propietario del club calcistico Boca Juniors, sull’uomo di Kirchner, Filmus, con più di 20 punti di vantaggio. Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, Macri è stato costretto ad andare al ballottaggio, anche se gli esperti considerano sicura la sua vittoria. Per Kirchner rimane la vittoria parziale di essere riuscito a far arrivare il suo candidato al ballottaggio. Escluso è rimasto infatti l’attuale governatore della città, Telerman.
- Nueve accuse contro l’entourage di Lula. Gli scandali contro il presidente del Brasile non hanno mai fine. Questa volta sarebbero coinvolti in un scandalo legato alle mafie delle case d’azzardo illegali, il fratello maggiore e un amico riconosciuto del presidente.


Il ministro che visse nella miseria per una notte

Ha voluto dormire in un giaciglio nella baraccopoli della capitale del Costa Rica, San José, invece che nella sua casa lussuosa in compagnia con la moglie finlandese. Cosí, il ministro dell’abitazione e della poverta, Fernando Zumbado, è stato ospitato da una famiglia povera di 5 persone che gli hanno offerto ospitalità, il loro cibo e una birra. Zumbado in cambio ha offerto al loro quartiere, nella periferia della capitale, un po’ di notorietà mediatica. “Voglio richiamare l’attenzione con questo gesto sulle 40.000 famiglie povere del paese, che vivono nel freddo e con cibo appena sufficiente, perché tutti capiscano l’importanza di portare avanti progetti di lotta alla povertà”, ha detto il ministro. Zumbado preme sull’Assemblea del paese perché approvi una imposta addizionale sulle case di lusso. Con il nome di “imposta solidale” dovrebbe finanziare la costruzione di alloggi decenti per circa 20.000 famiglie che abitano nelle baraccopoli delle città del paese. Si tratta solo di una delle misure che il ministro vorrebbe approvare per migliorare le condizioni di vita dei poveri del paese. L’opposizione ha reagito al gesto del ministro con epiteti di demagogo, populista e pagliaccio, anche se alcuni deputati della sinistra del paese sono accorsi per appoggiare l’iniziativa. Altri lo accusano di volersi candidare alla presidenza del paese, anche se Zumbado ha negato tale intenzione. La povertà è una realtà che riguarda circa un milione dei 4,5 che conta il paese, e molti accusano il governo di Óscar Arias di aver fatto ancora poco per combattere il fenomeno, nonostante che l’obiettivo dichiarato sia quello di ridurre la povertà da un 20,2% a un 16% della popolazione.

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Un altro paio di notizie dal Centroamérica.

  • Critiche da parte dell’opposizione al Presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, per avere ordinato alle emittenti di radio e alle televisioni private di trasmettere, gratuitamente e per una decina di giorni, la propaganda del governo. Si parla di rischio di deriva venezolana. Il governo si giustifica affermando di essere stato costretto a prendere questa misura per contrarrestare la disinformazione nei confronti della sua gestione. Il Presidente sostiene che i proprietari dei mezzi comunicazioni sono gli stessi potentati contro cui la sua azione di governo si scontra quotidianamente.
  • I movimenti per la difesa dei diritti umani e alcune associazioni di vittime del conflitto armato hanno impugnato, di fronte alla Corte d’Appello del paese, la candidatura alle elezioni legislative del prossimo 9 settembre del generale golpista José Efraín Ríos Montt, accusato in Spagna di genocidio. Chiedono l’annullamento della candidatura del generale e il suo arresto per genocidio. Ríos Montt governó il Guatemala dal 1983 al 1984, è accusato di crimini contra l’umanità, ma è riuscito finora a sfuggire alla giustizia internazionale.


In effetti sono sparito... e putroppo non è finita... la seconda parte dell'esame è stata rimandata... e avrá luogo il 14 giugno. In ogni caso cerco di scrivere qualche notiziola su fatti avvenuti nelle ultime settimane. Non affronteró l'argomento della chiusura della Rctv (vedi post precedente) perché ha avuto molta visibilità nei media italiani. Si tratterà di notizie e curiosità per lo più, che mi hanno colpito. Bene, a presto, spero.

Per iniziare.. anche in Sudamerica soffrono di problemi di iper-inquinamento, come si vede nella foto che ritrae Santiago del Cile.

L’inquinamento divora Santiago del Cile

La capitale cilena è in piena emergenza ambientale a causa dell’inquinamento, in parte dovuto all’aumento del consumo del petroleo provocato dalla riduzione delle importazioni di gas dall’Argentina. A partire dal 2004, l’aumento della domanda interna e la mancanza di investimenti nell’esplorazione di nuovi giacimenti hanno ridotto il quantitativo di gas que l’Argentina è in grado di esportare verso il paese vicino. In questi giorni, il gas que arriva in Cile riesci a coprire soltanto il fabbisogno dei privati. In risposta all’aumento dell’inquinamento, in alcune zone superiori ai 300 mg di polveri sottili per m cubo d’aria, si sono prese misure contro il traffico dei veicoli inquinanti. L’inquinamento è stato aggravato dalla mancanza di pioggia. Situata in una valle circondata di montagne, Santiago del Cile è considerata una delle città più contaminate al mondo, in particolare nell’autunno e inverno australe (da marzo a settembre), quando si produce il fenomeno dell’inversione térmica. Questo fenomeno provoca che l’aria a livello del suolo sia più fredda, concentrando le particelle tossiche nella città. L’assenza di venti che possano disperderle peggiora la situazione.

martedì, maggio 22, 2007


Cari amici, fra una settimana ho un esame molto importante, in cui devo discutere di ció a cui ho lavorato in questo anno qua a Madrid. Qualche giorno dopo devo presentare il progetto a cui intendo lavorare per la mia tesi dottorale. Vi dico tutto questo per scusarmi se dovessi sparire per più tempo del dovuto. Intanto vi riporto una notizia púbblicata oggi sulla Repubblica.

Caracas, uno striscione lungo un chilometro contro la chiusura della televisione

Migliaia di persone dietro uno striscione lungo un chilometro, alto un metro e venti e pesante 180 chili. Il più grande mai confezionato in Sudamerica. Recitava: "Libertà di espressione SOS" in sei diverse lingue. Giornalisti, operatori del settore dei media, studenti di scienze delle comunicazioni venezuelani sono di nuovo scesi in piazza oggi a Caracas in difesa della libertà di stampa. Tra una settimana, infatti, scadrà la concessione per la televisione venezuelana Rctv, che il governo del presidente Hugo Chavez ha annunciato di non voler rinnovare.

Rctv, un'emittente popolarissima - la sola a coprire tutto il territorio venezuelano insieme a Vtv - che va in onda dal 1953, è considerata troppo critica dal presidente, che l'accusa anche di aver simpatizzato con il colpo di stato che cinque anni fa l'aveva spodestato per due giorni.

Così, dopo la manifestazione di sabato scorso che aveva raccolto l'adesione di migliaia di partecipanti e attirato l'attenzione internazionale, oggi il corteo è sfilato davanti alle sedi alle sedi in Venezuela dell'Unione europea (Ue) e della Organizzazione degli Stati americani (Osa) e il movimento di protesta ha ricevuto la solidarietà di associazioni di difesa della libertà di stampa di tutto il mondo.

Secondo un sondaggio dell'istituto Datanalisis il 70% dei venezuelani disapprova l'oscuramento di Rctv. La decisione di non rinnovare la concessione, infatti, avrebbe come effetto quello di limitare alla sola Globovision il panorama audiovisivo nazionale anti-governativo. Con l'aggravante che Globovision è un canale che si vede solo nella capitale.

Gregorio Salazar, segretario generale del Sindacato nazionale dei lavoratori della stampa (Sntp) commentando la manifestazione di oggi ha detto che si è trattato di "un atto profondamente emotivo". "Ci conforta moltissimo - ha aggiunto - vedere colleghi di tutti i media impegnati in questo sforzo con spirito di grande unità".

Le speranze di Marcel Granier, presidente del gruppo 1BC che controlla l'emittente e che dal governo è accusato di violazione della legge in materia di gestione delle emittenti radiotelevisve, sono ormai legate solo al tenue filo di una possibile sentenza favorevole della sezione politica-amministrativa del Tribunale supremo di giustizia. O, magari, ad una levata di scudi internazionale capace di bloccare in qualche modo i piani del governo di Caracas.

Intanto, alla mezzanotte del 27 maggio cesseranno le trasmissioni di Rctv e cominceranno sulle onde del Canale 2 quelle di Televisora Venezolana Social (Tves), fortemente voluta dal capo dello Stato come "esempio di un modo radicalmente diverso di fare comunicazione".


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Lo scandalo si avvicina a Kirchner

Uno scandalo di mazzette da parte dell’azienda svedese Skanska a 23 funzionari del governo argentino rischia di coinvolgere il presidente argentino Kirchner, in un momento politico delicato, dato che mancano solo due settimane all’elezioni di governatore della città di Buenos Aires, e a pochi mesi delle elezioni presidenziali, cui non si sa ancora se si ripresenterà. Nell’occhio del ciclone si trova il potente Ministro della Pianificazione Federale, Julio de Vido, uomo dell’entourage più intimo del Presidente, che guida le relazioni tra il governo e le aziende straniere che lavorano in Argentina. Gli altri membri del governo hanno difeso il loro pari affermando che De Vido non è coinvolto nella faccenda. Secondo dell registrazioni dell’anno scorso e in mano dei giudici, la Skanska avrebbe pagato mazzette di 200 milioni di dollari per lavori infrastrutturali realizzati in tutto il paese. Quando il giudice ha chiamato in causa il presidente dell’azienda statale di gas Enargas e l’amministratore di Nacion Fideicomisos, del gruppo bancario statale Banco Nación, il governo li ha destituiti. Altri 21 funzionari sono stati coinvolti nello scandalo, e potrebbero essere coinvolte grandi aziende del paese come la principale azienda dell’acciaio, Techint, l’azienda petrolifera ispano-argentina Repsol-YPF e la Banca dello Sviluppo del Brasile. È la prima volta che funzionari del governo Kirchner vengono coinvolti in scandali di corruzione, in un momento in cui il candidato del Governo alla città di Buenos Aires, il ministro dell’educazione Daniel Filmus, corre il rischio di essere sconfitto nelle elezioni.
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Gli indigeni brasiliani si sentono feriti dalle parole del Papa e Chavez reclama le sue scuse.

Dopo la visita del Papa in Brasile, le associazioni di indigeni brasiliani hanno dichiarato di essersi sentiti offesi dalle dichiarazioni di Papa Benedetto XVI quando ha dichiarato che la Chiesa ha purificato gli indios e che il ritorno alle loro religioni originarie costituirebbe un regresso. I lider indigeni giudicano “arroganti” e “senza rispetto” le parole del Papa. Il Papa ha anche detto ai vescovi latinoamericani che la Chiesa non ha dovuto imporsi agli indios e che questi hanno ricevuto a braccia aperte i missionari europei. “Le sue parole non rispondono alla verità”, ha accusato il direttore del Coordinamento delle Organizzazioni Indigene dell’Amazzonia Brasiliana (Coiab). “La storia mostra che l’evangelizzazione fece parte di una strategia di colonizzazione che condusse alla decimazione di numerose popolazioni indigene”.

Sullo stesso tema è intervenuto il Presidente del Venezuela Chávez, affermando che il continente ha sofferto un holocausto e nessuno può negare questa verità. “Così, vestito dell’umiltà di un contadino venezolano, io prego Sua Santità di offrire le sue scuse ai popoli della nostra America”, ha chiosato Chávez.

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lunedì, maggio 07, 2007


Un po’ di notizie dal Venezuela.


Ci sono arrivate in quest’ultima settimana alcune notizie interessanti dal Venezuela, che qui riportiamo in breve:

- A fine aprile, durante il vertice dell’ALBA (Alternativa Bolivariana de las Américas), l’organizzazione che si oppone al progetto di zona di libero commercio delle Americhe o ALCA, voluto dagli USA, è stata firmata una dichiarazione che afferma la volontá di procedere sulla strada di un’integrazione dei popoli fondata sulla solidarietà. In termini più concreti, Chavez ha confermato l’impegno del Venezuela di coprire i bisogni energetici degli altri paesi dell’Alleanza, Cuba, Bolivia e Nicaragua, oltre ad Haiti, paese invitato al vertice. Inoltre si è stabilito di creare per questo scopo un Fondo Energetico comune.

- Sempre in tema energetico, lo Stato Venezolano ha preso definitivamente il controllo della Fascia Petrolifera dell’Orinoco, considerata il maggiore giacimento al mondo. Attraverso una serie di accordi con le multinazionali che avevano il controllo della zona, l’azienda petrolifera statale Petróleos de Venezuela SA ha costituito una serie di aziende miste, di cui manterrá sempre almeno il 60% delle azioni, per gestire i campi petroliferi. Solo la statunitense Cono Philips si è finora negata a firmare un accordo. Calcolando il contributo della fascia, le riserve del Venezuela ammonterebbero ora a circa 316 miliardi di tonnellate di petroleo, superando in questo modo quelle dell’Arabia Saudita, attuale leader mondiale.

- In occasione della festa dei lavoratori, Chavez ha annunciato un aumento del salario minimo fino a 210 euro, beneficiando in questo modo soprattutto i pensionati, il livello delle cui pensioni è regolato sulla base di questo parametro. Il presidente venezolano ha sottolineato che dal momento in cui assunse il potere ha innalzato i salari minimi del 44%, aumentando il potere d’acquisto della popolazione dato che ha affermato di essere riuscito a congelare i prezzi dei beni e dei servizi nel paese. Chavez, inoltre, ha annunciato di avere intenzione di ridurre, a partire dal 2010, la giornata lavorativa a 6 ore (36 settimanali). In questo modo vorrebbe ridurre la disoccupazione, che attualmente ha un valore intorno al 10% della popolazione.

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martedì, maggio 01, 2007


Scusate se sono sparito ma fra una settimana devo consegnare, per il mio secondo anno di dottorato, un lavoro importante a cui sto lavorando da gennaio e sono stato veramente preso. Giusto per non lasciarvi a bocca asciutta troppo a lungo, ho trovato un po' di tempo per postare qualche notizia nuova (sono due, anche se trattano dello stesso argomento). A presto...


America Latina s’interroga sui suoi morti: il 42% degli omicidi del mondo accadono lì

In un giorno qualsiasi muoiono al mondo circa 1000 persone uccise da armi da fuoco e altre 3000 vengono ferite. La regione del pianeta dove si producono il maggior numero di omicidi – il 42% del totale – è l’America Latina. Gli esperti considerano que la ragione è l’elevatissima concentrazione di armi da fuoco nelle mani della popolazione. Nonostante il loro uso sia regolato per legge nella maggioranza dei paesi, l’immensa maggioranza delle persone possono accedere al mercato nero per comprare armi. Una pistola rubata può costare 40 euro in Argentina, e assumere un sicario costa 2000 euro. In altri paesi del continente è anche più economico. Spesso sono gli stessi agenti della polizia que vendono le armi direttamente agli acquirenti. Se nel mondo il 60% delle armi è in mano a privati, una cifra già elevata, in paesi latinoamericani, come il Brasile, la percentuale raggiunge il 90%. Non è un caso quindi che in Brasile siano morte l’anno scorso circa 36000 persone per armi dafuoco. La gente acquista armi perché pensa di garantirsi in questo modo la propria sicurezza, invece molto spesso gli atti violenti avvengono tra persone che si conoscono o hanno relazioni di parentela. I piccoli conflitti degenerano e si giunge alle armi dal momento che sono disponibili. Secondo i dati, dal 1992, il continente ha importato armi per i privati per più di 2,7 miliardi di dollari, un volume di fuoco che ha avuto un impatto diretto sulla violenza nella regione.

Qualche giorno fa, la spiaggia di Copacabana si è svegliata coperta da 1.300 rose rosse (vedi foto), una per ogni persona uccisa in atti violenti dall’inizio dell’anno nella città di Rio de Janeiro. In questo modo un'associazione cittadina che lotta contro la violenza che soffoca la città ha ricordato le vittime in un atto intitolato “il giardino della morte”. Si tratta della seconda volta quest’anno che si svolge questa manifestazione. La prima volta fu il 17 marzo scorso quando furono piantate nella stessa spiaggia 700 croci. Secondo gli organizzatori se non si pone freno alla violenza a dicembre dovranno piantare non 1300 rose, ma 6000.

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