L'America Latina non trova molto spazio sui media italiani. Questo blog cerca di colmare una piccola parte di questo vuoto, attraverso l'adattamento in italiano di notizie sulla politica e l'economia latinoamericane scovate su quotidiani stranieri. Naturalmente, non mancherò di citare e segnalare siti e articoli in lingua italiana, quando se ne presenterà l'occasione. Buona lettura!

martedì, ottobre 31, 2006


Continua la crisi nello stato di Oaxaca, uno dei più poveri del Messico, a seguito di un conflitto sociale che dura ormai da 5 mesi, per uno sciopero dei sindacati dei maestri elementari che si è poi sviluppato in un movimento sociale di maggiori dimensioni, con il nome di Asamblea Popular del Pueblo de Oaxaca (APPO), che chiede le dimissioni del governatore dello Stato, Ulises Ruiz. La settimana scorsa la situazione è degenerata in scontri con la polizia che hanno causato una decina di morti.
Fox ha deciso di inviare l’esercito federale a controllare la situazione e sia la Camera che il Senato hanno esortato il governatore a dimettersi per favorire il ripristino della calma e della pace sociale nello stato. Ruiz ha rifiutato l’appello dei parlamentari, rifacendosi al suo mandato popolare, e anzi ha criticato il Parlamento per aver invaso competenze non sue. Nel frattempo migliaia di simpatizzanti della APPO hanno manifestato nel centro di Oaxaca per esigere l’abbandono della città da parte delle truppe federali. Molte scuole elementari hanno infine riaperto, rispettandosi l’annuncio della fine dello scioperodi 5 mesi degli insegnanti elementari fatto la settimana scorsa.
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Quali sono le sfide que attendono il Presidente brasiliano Lula nel suo secondo mandato, secondo ‘El País’.
In primo luogo l’educazione: nonostante le sue promesse Lula non è riuscito a cambiare un sistema educativo ineguale che condanna gli strati più poveri all’abbandono scolastico y beneficia i cittadini più abbienti nell’accesso alle università. Il problema si fonda nella bassissima qualità della scuola primaria e secondaria pubblica, frecuentata dagli studenti con meno risorse economiche. Gli stessi hanno molte difficoltà quindi per accedere all’università pubblica, questa sì di gran qualità, ma cui possono accedere con più facilità i figli delle classe più abbienti che hanno ricevuto una formazione dal sistema privato, e che a buon mercato possono usufruire dell’educazione universitaria nelle strutture dello stato. Anche nel campo della Sanità, la distanza tra la sanità pubblica e la privata è abissale, tanto in termini di risorse, come di personale e nelle sue retribuzioni. Il problema degli scandali di corruzione nel partito del Presidente, il PT, non finisce certo con la rielezione. In questo secondo mandato Lula dovrà ricostruire il PT e separare più nettamente il partito dallo stato. Una riforma politica è altrettanto necessaria a livello del Congresso, frammentato in una miriade di partiti e dove il Presidente si trova a dover affrontare maggioranze fragili e variabili (elemento che già spinse il governo a comprare i voti dei parlamentari per far passare le proprie leggi). Il problema di portar avanti una riforma di questa portata è che è fondamentale raggiungere un accordo con il blocco parlamentare dell’opposizione. Il problema dell’accelerazione dell’economìa è altrettanto importante. L’inflazione è bassa, ma anche la crescita è tra le più basse del continente e in confronto ai paesi emergenti. Il Presidente ha promesso una crescita del 5 per cento nei prossimi anni, ma attualmente è poco più della metà.
www.elpais.es


Come da previsione, Lula ottiene il secondo mandato popolare, ricevendo più del 60% dei voti, quasi 60 milioni di votanti l'hanno scelto, e potrà restare in carica fino al 2010. Secondo Lula, le elezioni dimostrano che il paese “vive un momento magico” grazie alla consolidazione della democrazia, e che nel secondo turno il popolo brasiliano ha potuto valutare meglio i due candidati e scegliere quello che considera il migliore per il paese.
I dati definitivi segnalano che Lula ha vinto nelle sue aree tradizionali di forza (il nord ed il nordest del paese), con punte superiori all’80% ma anche in stati popolosi ed importanti del sudest come Rio de Janeiro e Minas Gerais. Però Alckmin vince a Sao Paulo ed in altre regioni del centro e del sud (tra cui Rio Grande do Sul). Vedi la cartina per un quadro generale delle vittorie dei candidati nei singoli stati (rosso per Lula, blu per Alckmin).
Oglobo.globo.com
http://eleicoes.folha.uol.com.br

domenica, ottobre 29, 2006


Le elezioni in Brasile, secondo l'inviato di 'La Repubblica', Omero Ciai:
Spavaldo, al termine dell'ultimo duello in tv, Lula non ha usato il minuto concesso per l'appello agli elettori. "Non lo posso fare - ha detto sornione - altrimenti supero il 100 per cento dei voti e mi annullano le elezioni". Forse perché era il giorno del suo compleanno (61 anni). Forse perché lo ha trascorso abbracciando supporter in mezzo alla strada. Forse perché stava a suo agio nel ring da pugilato dello studio tv dove ha messo (tre volte) le mani addosso ad Alckmin per allontanarlo dalla telecamera quando il suo tempo era scaduto. Forse perché dice di non credere nemmeno ad un numero dei sondaggi ma sotto sotto ci crede. Forse per tutte queste cose insieme ma quello dell'altra sera era un Lula risorto. Risorto dalla scoppola del primo turno quando, per un punto e mezzo in percentuale, s'è trasformato in una notte da trionfatore in sconfitto. Risorto dalla campagna sulla corruzione del suo governo. Risorto anche dalle rivelazioni e dalle accuse sul figlio, "Lulinha" (piccolo Lula), passato in pochi anni da impiegato nello Zoo di San Paolo (è laureato in biologia) a socio milionario della maggior azienda telefonica del Brasile. Risorto comunque grazie alla buona situazione economica che alla fine ha fatto la differenza. Inflazione bassa, disoccupazione in calo, costo del denaro in discesa, sono certamente questi i tre fattori che hanno convinto la classe media, dopo averlo punito per gli scandali, a cambiare in parte il voto. E le ragioni si vedono nel dibattito. Alckmin è un tecnocrate freddo che non arriva al cuore della gente mentre Lula è un uomo politico popolare, che usa l'argot della strada e preferisce il buon senso piuttosto che i numeri quando affronta un problema generale. Così, cresciuto sull'etica e le accuse di corruzione, Alckmin è andato in default quando la campagna del ballottaggio è entrata nel concreto: privatizzazioni, spese dello Stato, riforma agraria.
Alla vigilia del voto il Brasile è un paese drammaticamente spaccato in due. Da una parte c'è quello di Lula: le regioni del Nord e del Nord Est, i comuni più piccoli e più poveri; le aree di agricoltura familiare e quelle che più dipendono dagli aiuti finanziari del governo centrale. Dall'altra parte quello di Alckmin: il sud, San Paolo, il cuore industriale e finanziario del paese, l'aristocrazia agricola e la borghesia cittadina. Il Brasile è sempre stato il gigante dalle grandi diseguaglianze sociali ma è la prima volta che questo si riflette anche nella politica e in due candidati che rappresentano due paesi con progetti, aspirazioni e programmi assolutamente inconciliabili. Quello di Alckmin è il paese della borghesia produttiva che vuole meno tasse; uno Stato agile; sicurezza e famiglia; sanità e scuola efficienti e privatizzate; un'agricoltura concorrenziale sui mercati mondiali. Quello di Lula, all'opposto, è lo Stato solidale che rischia di essere anche un po' troppo assistenziale, con le tasse che servono a re-distribuire il reddito anche se pesano troppo sulla crescita; la sanità e la scuola uguali per tutti e, dunque, anche di qualità media inferiore; i sussidi agricoli per le zone più aride; lo stipendio minimo statale per i miserabili delle favelas. Due mondi necessariamente in perenne conflitto. Gli esperti sostengono che la svolta l'avrebbe provocata un segmento molto particolare della popolazione. Sono le donne tra i 25 e i 34 anni che hanno una istruzione media superiore (non laureate), vivono nelle città del sud e guadagnano fra i 300 e i 700 euro. Sono sposate o stanno per farlo, hanno bisogno di crediti e stabilità, vogliono la scuola e la sanità pubbliche e non private. In questo segmento e in generale nelle classi medio basse del sud, dove Alckmin ha ottenuto il 56% al primo turno, Lula avrebbe recuperato buona parte dei suoi elettori grazie all'andamento economico positivo del suo governo. Offesi dagli scandali gli avevano voltato le spalle ma poi ci hanno ripensato perché con la discesa dell'inflazione ha migliorato il potere d'acquisto e con quella del costo del denaro l'accesso al credito. Così quando la battaglia del ballottaggio è diventata quella dei poveri contro i ricchi Lula, che oggettivamente rappresenta i primi, ha avuto partita facile perché in Brasile i meno abbienti sono ancora due terzi della popolazione. E perfino uno scrittore popolare come Paulo Coelho ha fiutato l'aria schierandosi con "il presidente operaio". Molto più difficile da domani sarà invece governare. Camera e Senato sono frammentati in 20 partiti e nessuno dei due candidati alla presidenza ha la maggioranza. Senza una riforma politica e una coraggiosa riforma agraria il secondo mandato di Lula potrebbe rischiare di essere del tutto evanescente e ininfluente nella storia moderna del Brasile.
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venerdì, ottobre 27, 2006

Fra i numerosi contenitori nella stiva della nave Aliança Mauá, partita dal porto francese di Le Havre lo scorso 22 settembre, ce n’era uno di cui poche persone conoscevano il contenuto: circa 93 milioni di dollari in guaraní, la moneta del Paraguay. Quando il carico è arrivato ad Asunción, la capitale del paese, 5 delle 200 casse con le banconote, per un valore di circa 2 milioni di euro, erano scomparse. Il Banco Centrale paraguyano aveva commissionato ad un’azienda francese la stampa di 10 milioni di biglietti da 50.000 guaraní. Il carico era stato scaricato inizialmente a Montevideo, per proseguire il suo percorso via fiume. In quel porto hanno constatato la mancanza delle casse, per cui il furto deve essere accorso nel tratto tra le Havre e Montevideo, probabilmente in uno degli scali precedenti Rio deJaneiro, Santos o Buenos Aires. Un elemento curioso della faccenda è che siano stati spediti quasi 100 milioni di $ in un container convenzionale senza alcuna misura di sicurezza. Una volta constatato il furto il Banco Centrale del Paraguay ha dichiarato nulle e senza valore le banconote trafugate, ma probabilmente ormai i ladri si erano liberati del denaro segnato in maniera speciale, ma comunque molto simili alle banconote in circolazione. In effetti, biglietti trafugati sono già stati segnalati in città di frontiera con il Brasile, come Pedro Juan Caballero, salto del Guairá e Ciudad del Este. Nel frattempo lo scandalo continua e minaccia con provocare le dimissioni del Presidente del Banco Centrale del Paraguay, Monica Pérez. La questione ha provocato non pochi problemi di carattere pratico nella distribuzione e nel sistema finanziario. C’è una certa sfiducia nell’uso dei bancomat, per la paura degli usuari di ricevere uno dei biglietti trafugati, oltre che agli sportelli delle banche e nei negozi. Alcune persone ritengono que ormai costerebbe meno accettare la perdita, mettere in circolazione il resto dei biglietti piuttosto che mantenere il loro annullamente, anche se il precedente sarebbe pericoloso. L’altra opzione sarebbe ritirare tutti i biglietti da 50.000 guaraní dal mercato e sostituirli con altri dal disegno e dal colore diverso. Esiste il sospetto generalizzato che ci sia gente influente dietro la faccenda. I sospetti aumentano se si pensa che il prossimo mese si svolgeranno le elezioni locali per rinnovare le autorità di tutti i comuni, e nel Paraguay si sa che i grandi furti accadono casualmente sempre in concomitanza con le campagne elettorali.
Di Armando Rivarola
www.elpais.es

mercoledì, ottobre 25, 2006

Il presidente colombiano Uribe ha affermato che governerà durante un mese da dentro le caserme del paese, per osservare da vicino le operazioni militari contro i gruppi armati. Una delle visite di Uribe sarà alle migliaia di militari che integrano il “Piano Patriota”, un’offensiva contra la guerriglia e il traffico di droga, principalmente nell foreste nel sud e nel sudest del paese. Il presidente ha chiesto al congresso di approvare in fretta le nuove leggi che gli permetteranno di stare al fronte delle forze armate. Gli eventi di queste ore s’intreccia con le proteste contro il progetto di liberare i sequestrati dalle guerriglie mediante l’uso della forza militare. Secondo la rivista colombiana “Semana” “la ferma reazione di Uribe all’attentato di Bogotà può essere popolare, ma rischia di generare gravi conseguenze.
oglobo.globo.com

martedì, ottobre 24, 2006



Un altro articolo in italiano su una notizia molto importante uscita la settimana scorsa. È tratto da un sito molto interessante (il riferimento si trova in fondo all'articolo).

Commercio Sud-Sud: il gas all'Argentina è il carburante della nuova Bolivia
Un gigantesco accordo commerciale è stato firmato ieri (19 ottobre, ndr) a Santa Cruz de la Sierra dal presidente boliviano Evo Morales e dal suo omologo argentino Nestor Kirchner. Nei prossimi venti anni l'Argentina acquisterà 17 miliardi di dollari di gas boliviano, il quintuplo di quanto ne acquistava finora e pagandolo a un prezzo equo e solidale del 43% in più. E' un altro esempio di integrazione regionale latinoamericana e di come il commercio Sud-Sud cambia il mondo e sconfigge il colonialismo.
Per Evo Morales è un accordo strategico che lo leva dall'angolo nel quale si era trovato dopo gli scontri tra minatori statali e cooperativisti, ne rilancia immagine, azione politica e credibilità e allontana il golpismo strisciante dell'opposizione e delle multinazionali. Per Nestor Kirchner è un'alternativa di lungo periodo nella politica energetica del paese ed una scelta di campo nello schierarsi chiaramente a fianco di un governo amico in difficoltà e riconfermare la centralità delle imprese pubbliche latinoamericane in campo energetico.Nei prossimi vent'anni la Bolivia arriverà a fornire 27,7 milioni di metri cubi di gas al giorno all'Argentina. Lo farà attraverso un accordo tra le imprese pubbliche dei due paesi, la YPFB boliviana e l'Enarsa argentina. Sono esattamente 20 milioni di metri cubi in più -oltre il quintuplo- rispetto a quanto l'Argentina acquistava finora dal paese vicino, 7.7 milioni al giorno. Del prezzo internazionale, l'Argentina pagherà la cifra più alta possibile, 5 dollari per BTU contro i 3,5 attuali, con la possibilità di rivedere la cifra ogni sei mesi da parte di una commissione bolaterale in base alle fluttuazioni del prezzo di mercato. In totale, di qui al 2026, lo stato argentino acquisterà da quello boliviano gas per la favolosa somma di 17 miliardi di dollari, che suppone un aumento di circa la metà di tutto l'export del paese andino. Di questi introiti una parte sarà reinvestita nello stesso settore energetico: 2,3 miliardi saranno spesi in esplorazione e sviluppo e 1,2 miliardi nell'estensione della rete di gasdotti boliviani che attualmente lavora al massimo delle possibilità.L'accordo firmato si compone di cinque punti, il primo dei quali è l'acquisto del gas. Il secondo è l'assistenza tecnica e finanziaria argentina alla costruzione di un mega impianto petrolchimico boliviano per la separazione di gas liquido, petrolio, GPL e nafta che, secondo calcoli boliviani, una volta a regime permetterà alla Bolivia introiti ancora più importanti di quelli garantiti dall'attuale accordo. Il terzo punto è la costruzione di un gasdotto che serva capillarmente le province del Nord dell'Argentina che sarà gestito da un'impresa mista pubblica e privata con partecipazione della YPFB boliviana. Al quarto punto c'è la garanzia del ruolo dell'impresa pubblica argentina Enarsa nell'esplorazione del territorio boliviano finora lasciata a Petrobras e Repsol. Infatti si calcola che appena l'11% della ricchezza energetica boliviana è attualmente stata esplorata. Al quinto punto c'è la risoluzione di questioni connesse a debiti mai pagati alla Bolivia dal governo di Carlos Menem e al credito concesso alla Bolivia per l'acquisto di trattori di produzione argentina.Con quest'accordo l'Argentina diviene per la Bolivia un partner tanto importante come il Brasile, che sta già importando 26 milioni di metri cubi di gas al giorno. Soprattutto, però l'accordo conferma e dà respiro all'aspirazione boliviana di piena nazionalizzazione, ribadita dal vicepresidente boliviano Álvaro García Linares, dei propri idrocarburi e far pressione sulle multinazionali attualmente impegnate in Bolivia, perché accettino le condizioni decise dalla democrazia boliviana e non imposte da queste ultime. Sono l'impresa pubblica brasiliana Petrobras la meglio disposta ad accettare le condizioni boliviane, e le multinazionali spagnola Repsol, francese Total, oltre alla British Gas -ne scrive oggi vivamente indispettito il Financial Times- che dovranno accettare le condizioni boliviane o lasciare il paese.
http://www.gennarocarotenuto.it


L’impresa brasiliana di estrazioni minerarie “Companhia Vale do Rio Doce” ha annunciato lunedí sera di aver concluso l’acquisto dell’azienda canadese estrattrice di nichel Inco, dopo aver raggiunto il 75,66% del suo capitale. Con l’acquisto dell’Inco, la “Vale do Rio Doce”, prima produttrice al mondo di minerali di ferro, diventa la seconda azienda estrattrice al mondo, dietro soltanto all’australiana BHP Billiton. L’Inco è la seconda produttrice al mondo di nichel. La “Vale do Rio Doce” è una delle più importanti multinazionali brasiliane e latinoamericane, presente in 16 paesi, con una produzione di rame, bauxite, potassio, allumino, oltre al ferro, e un valore di mercato di circa 50 miliardi di $.
http://oglobo.globo.com

La “Companhia Vale do Rio Doce”, privatizzata nel 1997 tra le polemiche da Fernando Henrique Cardoso, presidente tra il 1995 ed il 2002, per decenni è stata una delle imprese di proprietà statale che ha costituito l’ossatura del modello di sviluppo attraverso l’industrializzazione e la sostituzione delle importazioni, seguito dal Brasile dagli anni ’30 agli ’80. Fu in effetti, come tante altre grandi imprese statali, fondata da Getulio Vargas, controversa figura di dittatore, presidente eletto, padre della patria, nel 1942.

Un interessante articolo dal sito di La Repubblica:

La fiction racconta il dramma di migliaia di ragazzine in fuga dalla povertà
Unico mezzo, una protesi, perché gli spacciatori amano le maggiorate
Una telenovela al silicone sbanca gli ascolti in Colombia
Furiose polemiche: "E' un elogio del narcotraffico"
di GAIA GIULIANI

BOGOTA - Va in onda ogni fine settimana e attira davanti agli schermi tv della Colombia fino a sei milioni di telespettatori. Miracolo prodotto dalla nuova telenovela che racconta le inaudite sofferenze provate da una teenager colombiana: come tante sue coetanee, ha lo stesso difficile sogno da realizzare. Tratta da un bestseller dello scrittore Gustavo Bolivar, si intitola "Sin tetas no hay paraiso", ovvero, in una traduzione lievemente approssimativa: "Senza seno non c'è paradiso". Seno al silicone naturalmente. La protagonista è Catalina, 14 anni, ragazzina di Pereira, piccola cittadina dell'entroterra colombiano famosa in passato per essere stata il punto di ritrovo di spacciatori, camionisti e lavoratori delle coltivazioni di caffè: accorrevano in massa nella città per riciclare il denaro sporco e approfittare della famose prostitute di Pereira, note in tutta la nazione per la loro bellezza. Catalina soffre, soffre moltissimo, perché non riesce a concretizzare il suo sogno: aggiungere un paio di taglie al suo reggiseno. Lo stesso dramma però è vissuto da migliaia di sue coetanee, e non si tratta di fiction. Negli ultimi anni in Colombia gli interventi di chirurgia plastica al seno hanno subito un'impennata eccezionale. E la scarsità dei mezzi della maggior parte delle richiedenti fa sì che le operazioni difficilmente avvengano nelle strutture sanitarie adeguate.
Perché struggersi tanto per diventare procaci? Lo spiega lo stesso scrittore Gustavo Bolivar, che racconta di aver deciso di scrivere il libro "dopo aver conosciuto una ragazzina adolescente che era riuscita a farsi operare gratis da un chirurgo in cambio di una prestazione sessuale. Il medico però le aveva impiantato delle protesi di silicone usate che le avevano causato una violentissima reazione allergica. In seguito ho scoperto che la Colombia è piena di storie analoghe - aggiunge Bolivar - come lei, migliaia di altre giovani desiderano un seno più grande per ottenere l'agognato 'passaporto per il paradiso', cioè l'ingresso nel mondo del narcotraffico". Già, perché sembra che i narcotrafficanti, che nella televonela sono dipinti con le camicie aperte fino all'ombelico, il collanone d'oro al petto, orologio di marca e altro ancora a sfoggiare denaro e potere venuti dallo spaccio, amino molto le maggiorate. Ambitissimi per il loro invidiabile status sociale da tutte le donne della Colombia, si fanno prendere all'amo solo da quelle che possiedono delle generose scollature. Pagando, nel caso in cui sia stata la freccia di cupido a colpire e non le misure, costosi interventi alle loro compagne come ulteriore dimostrazione della loro abbondanza di mezzi. Come fare se manca un compagno ricco e premuroso pronto ad aprire il portafoglio? Una strada c'è, ed è quella seguita da Catalina e le sue compagne: prostituirsi. Dalla famiglia non può arrivare nessun aiuto: Catalina è figlia di una single in condizioni economiche precarie. Il fratello lavora come sicario, ma è ancora un pesce piccolo della criminalità. E le sue compagne maggiorate vengono scaricate a scuola da magnifiche SUV dai vetri fumé. L'unica via è vendersi per denaro. Dopo cinque operazioni, finalmente la ragazza ottiene la taglia tanto desiderata, ma le conseguenze fisiche e psicologiche dell'intervento sono talmente devastanti che Catalina perde la voglia di vivere, meditando il suicidio per il suo quindicesimo compleanno. Argomento shock, trama altrettanto, oltre ai milioni di spettatori la telenovela si è inevitabilmente attirata anche una furiosa scia di polemiche imperversate in decine di interviste, forum, dibattiti stampa e tv. Oltre che nei furibondi comunicati inviati dal sindaco di Pereira, offeso da questa "televisione trash" che distrugge i tentativi dell'amministrazione e dei businessman locali per rinfrescare l'immagine della città offuscata dal narcotraffico. L'accusa più frequente arrivata agli autori è quella di voler difendere proprio il mondo della droga, "un'idea assurda perché lo scopo è esattamente opposto - chiosa Bolivar - La maggior parte dei miei detrattori non ha neanche letto il libro, chi lo ha fatto ha capito chiaramente che sono un fiero oppositore del cartello colombiano della droga". E della povertà dilagante in un paese in cui il 50% delle terre è in mano ad uno striminzito 1% di proprietari, e la metà della popolazione vive in miseria. Che ragazzine come Catalina cerchino di uscirne come possono non stupisce, ma è bene che conoscano in anticipo i rischi.

www.repubblica.it

lunedì, ottobre 23, 2006

I produttori argentini di elettrodomestici siederanno di nuovo al tavolo delle trattative con i loro omologhi brasiliani il prossimo mercoledì con oggetto il rinnovo dell’accordo settoriale che ha limitato durante la crisi argentina le importazioni dal Brasile per favorire il recupero della produzione nazionale. Gli accordi sono scaduti durante la prima parte dell’anno ma la controparte brasiliana si era finora rifiutata di negoziare l’estensione degli accordi, asserendo che si trattavano di limitazioni temporanee legate alla crisi economica. Sicuramente la crescita degli ultimi anni ha incrementato le vendite del settore favorendo soprattutto i produttori nazionali, non solo per le limitazione all importazione ma anche per il guadagno di competitività causato dalla svalutazione del peso argentino, in particolare nei confronti del real brasiliano. Gli operatori riconoscono, in ogni caso, che il governo Argentino ha mantenuto di fatto una limitazione delle importazioni per compensare i sussidi che i produttori brasiliani ricevono, anche se la competitività relativa del settore interno è migliorata notevolmente. La situazione ha dunque forzato i produttori brasiliani a sedersi al tavolo del negoziato, per cercare di trovare un accordo chiave non solo per le economie dei due paesi, ma anche per tastare il polso della salute del MERCOSUR.

http://www.pagina12.com.ar/diario/economia/2-75006-2006-10-23.html

Sará la Gendarmeria Nazionale ad occuparsi della sicurezza del mausoleo di San Vicente dove riposeranno d’ora in avanti i resti di Juan Domingo Perón. Questa mattina, intanto, si è eseguita una verifica del feretro per confermare la presenza della salma dell’ex-Presidente argentino. Il dubbio era sorto a seguito dei gravi incidenti tra gruppi diversi del peronismo la settimana scorso. Ad alcuni questo episodio ha fatto ritornare alla memoria i gravi fatti del 1973, quando, in occasione del ritorno di Perón dall’esilio, si svolsero forti scontri tra l’ala ‘destra’ e l’ala ‘sinistra’ del movimento peronista, con un saldo di 13 morti e 380 feriti. In questa occasione, le diverse parti confliggenti del movimento sindacale si sono prese a bastonatate e si sono lanciate pietre, nel tentativo di guadagnarsi una prima fila al passaggio del corteo con il feretro. Si sono sparati anche alcuni colpi, si è verificata la morte per infarto di un militante, e lo stesso museo-mausoleo di San Vicente ha subito numerosi danni materiali. Il comportamento di Kirchner in questa occasione è stato ambiguo: avuta notizia degli scontri ha deciso di non partecipare alla cerimonia, in seguito ha tentato di minimizzare la vicenda, infine ha parlato di una cospirazione nei suoi confronti. Certamente il livello di scontro político e di polarizzazione raggiunti dall’Argentina negli anni ’70 non ha nulla a che vedere con il clima di euforia económica di questo periodo.

www.clarin.com; www.pagina12.com.ar; www.elpais.es

In un clima di apatia, i panamensi hanno approvato oggi l’ampliamento del Canale di Panama, per cui erano stati chiamati a decidere nel referendum di ieri. Con il 96% di voti scrutinati il sì vinceva con il 78,10%, però è andato a votare soltanto il 40% dei circa due milioni di cittadini convocati alle urne.
Fra le cause di un astesione così elevata, fonti del governo hanno sottolineato lo scetticismo que ha generato il progetto di costruire un terzo complesso di chiuse e canale tra le fasce più povere della popolazione. Possono spiegare l’alto astensionismo anche la domenica molto soleggiata e la concomitanza della partita Real Madrid-Barcellona, molto seguita dai panamensi (sic).

http://www.clarin.com/diario/2006/10/22/um/m-01295186.htm

domenica, ottobre 22, 2006

Ad un anno dalle elezioni in Argentina, il quadro sembra chiaro. L’opposizione a Kirchner è divisa, mentre il Presidente è avanti in tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto. Secondo sondaggisti di diverse aree politiche, se si votasse oggi, il Presidente, o sua moglie Cristina, vincerebbero al primo turno, senza ballotaggio. Tutti concordano, inoltre, che ci sono poche probabilità che questo scenario cambi nei mesi che mancano al voto, principalmente perché si verifica un buon livello di consenso per Kirchner e perché l’opposizione è disunita e c’è abbastanza incertezza su quale sarebbe il canditato migliore da oppore a Kichner. Due sondaggi effettuati per ‘Pagina 12’ mostrano l’enorme differenza tra i candidati: secondo la prima, il Presidente otterrebbe il 63% dei voti contra il circa 10% del candidato più forte dell’opposizione, il conservatore Macri; il secondo sondaggio assegna un 53% a Kirchner contro il 9,6 dell’avversario.

www.pagina12.com.ar

La Corte Suprema cilena ha autorizzato il giudice spagnolo Garzón ad interrogare (per iscritto) l’ex-dittatore Augusto Pinochet sui trasferimenti in denaro dall’estero sui suoi conti in Cile, quando esisteva un embargo internazionale nei suoi confronti, a seguito del suo arresto a Londra nel 1998. Pinochet è stato accusato di frode fiscale dopo la scoperta di un centinaio di conti bancari segreti all’estero, per un valore stimato di 27 milioni di dollari. L’esistenza di questi conti era stata svelata nel 2004 da una commissione del Senato degli Usa che operava contra il riciclaggio del denaro sporco nei sistemi di finanziamento del terrorismo islamico. Con la richiesta di interrogatorio, Garzòn intenderebbe garantire gli eventuali indennizzi alle vittime riconosciute nel corso della sua inchiesta di genocidio e violazione dei diritti umani sotto la dittatura militare di Pinochet, tra il 1973 ed il 1990. In tale periodo circa 3000 persona furono uccise o scomparvero, mentre altre 28000 soffrirono torture, compresa l’attuale Presidente di Cile, Michelle Bachelet.

www.elpais.es


I circa due milioni di votanti di Panama possono decidere nelle urne se accettare o no il piano di ampliamento e modernizzazione del Canale. Il progetto del governo di Martin Torrijos prevede la costruzione di una terza corsia, con due gruppi di chiuse aggiuntive, con un costo di 5,6 miliardi di dollari. Il Canale, inaugurato nel 1914, rappresenta una delle principali fonti di valute per Panama, ma in molti tratti mostra segni di obsolescenza. Inoltre si prevede che tra il 2009 e il 2012 la sua capacità verrà saturata dall’aumento del commercio mondiale (attualmente vi transita il 5% del traffico marittimo commerciale). Se il progetto verrà approvato, i lavori comincerebbero nel 2007, e il nuovo sistema di chiuse sarebbe finito tra il 2014 ed il 2015. Il voto viene seguito con attenzione anche in Nicaragua, il cui governo ha annunciato il progetto di costruire in 11 anni un Canale alternativo di 286 chilometri attraverso il Lago Nicaragua.

http://www.clarin.com/diario/2006/10/22/um/m-01295186.htm

sabato, ottobre 21, 2006


I detenuti delle prigioni boliviane hanno temporaneamente sospeso le forme di protesta estrema degli ultimi 4 giorni, quando alcuni di loro si sono cuciti le labbra, si sono sepolti fino al collo o si sono fatti crocifiggere per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico sulle dure condizioni di vita nelle carceri. I carcerati mantengono però lo sciopero della fame, almeno fino a giovedí prossimo, quando nel Congresso boliviano inizierà il dibattito per una modifica del Codice di Procedura Penale, una delle loro richieste principali. I circa 7000 carcerati chiedono inoltre una maggiore velocità dei processi (dato che un 73% di loro non ha ancora ricevuto una condanna) e la revisione della legislazione antidroga (che riconosce pene massime di 25 anni). Le carceri boliviane sono sovraffollate, una maggioranza dei carcerati è in attesa di giudizio, con una forte distorsione verso i più poveri, incapaci di affrontare l’elevato costo delle cauzioni. I carcerati hanno un accesso limitato a programmi di riabilitazione, anche se è migliorata la possibilità di studiare o realizzare piccoli lavoretti artigianali, il cui ricavato permette di integrare la magra assegnazione giornaliera dello Stato (39 centesimi d’euro) per l’alimentazione dei detenuti.

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venerdì, ottobre 20, 2006

In Brasile, il secondo dibattito televisivo tra Lula e lo sfidante Alckmin lascia entrambi soddisfatti. Secondo il partito di Alckmin (PSDB), Lula ha dimostrato tutta la sua impreparazione sbagliando nel citare alcune cifre economiche. Il partito di Lula, il PT, considera que il Presidente è migliorato notevolmente rispetto al primo dibattito. Su entrambe le parti aleggiavano i dati dell'ultimo sondaggio che danno Lula in grande ripresa e in vantaggio di 22 punti su Alckmin.

oglobo.globo.com


Il presidente colombiano Uribe ha interrotto i negoziati con le FARC che avrebbero permesso la liberazione di persone sequestrate dalle 'guerrillas" in cambio della scarcerazione di guerriglieri in prigione. Uribe ha incolpato le FARC dell'attentato di ieri ad un caserma di Bogotà, che ha causato 24 feriti. "L'unica strada che rimane è la liberazione dei sequestrati mediante l'esercito e la polizia" ha affermato in un discorso di fronte ai militari della 'Scuola Superiore di Guerra". L'annuncio di Uribe ha lasciato nello sconforto i familiari dei sequestrati che in quest'ultima settimana avevano accolto con euforia la possibilità di uno scambio di prigionieri.

http://www.clarin.com/diario/2006/10/20/um/m-01293851.htm