Un interessante articolo dal sito di La Repubblica:
La fiction racconta il dramma di migliaia di ragazzine in fuga dalla povertà
Unico mezzo, una protesi, perché gli spacciatori amano le maggiorate
Una telenovela al silicone sbanca gli ascolti in ColombiaFuriose polemiche: "E' un elogio del narcotraffico"
di GAIA GIULIANI
BOGOTA - Va in onda ogni fine settimana e attira davanti agli schermi tv della Colombia fino a sei milioni di telespettatori. Miracolo prodotto dalla nuova telenovela che racconta le inaudite sofferenze provate da una teenager colombiana: come tante sue coetanee, ha lo stesso difficile sogno da realizzare. Tratta da un bestseller dello scrittore Gustavo Bolivar, si intitola "Sin tetas no hay paraiso", ovvero, in una traduzione lievemente approssimativa: "Senza seno non c'è paradiso". Seno al silicone naturalmente. La protagonista è Catalina, 14 anni, ragazzina di Pereira, piccola cittadina dell'entroterra colombiano famosa in passato per essere stata il punto di ritrovo di spacciatori, camionisti e lavoratori delle coltivazioni di caffè: accorrevano in massa nella città per riciclare il denaro sporco e approfittare della famose prostitute di Pereira, note in tutta la nazione per la loro bellezza. Catalina soffre, soffre moltissimo, perché non riesce a concretizzare il suo sogno: aggiungere un paio di taglie al suo reggiseno. Lo stesso dramma però è vissuto da migliaia di sue coetanee, e non si tratta di fiction. Negli ultimi anni in Colombia gli interventi di chirurgia plastica al seno hanno subito un'impennata eccezionale. E la scarsità dei mezzi della maggior parte delle richiedenti fa sì che le operazioni difficilmente avvengano nelle strutture sanitarie adeguate.
Perché struggersi tanto per diventare procaci? Lo spiega lo stesso scrittore Gustavo Bolivar, che racconta di aver deciso di scrivere il libro "dopo aver conosciuto una ragazzina adolescente che era riuscita a farsi operare gratis da un chirurgo in cambio di una prestazione sessuale. Il medico però le aveva impiantato delle protesi di silicone usate che le avevano causato una violentissima reazione allergica. In seguito ho scoperto che la Colombia è piena di storie analoghe - aggiunge Bolivar - come lei, migliaia di altre giovani desiderano un seno più grande per ottenere l'agognato 'passaporto per il paradiso', cioè l'ingresso nel mondo del narcotraffico". Già, perché sembra che i narcotrafficanti, che nella televonela sono dipinti con le camicie aperte fino all'ombelico, il collanone d'oro al petto, orologio di marca e altro ancora a sfoggiare denaro e potere venuti dallo spaccio, amino molto le maggiorate. Ambitissimi per il loro invidiabile status sociale da tutte le donne della Colombia, si fanno prendere all'amo solo da quelle che possiedono delle generose scollature. Pagando, nel caso in cui sia stata la freccia di cupido a colpire e non le misure, costosi interventi alle loro compagne come ulteriore dimostrazione della loro abbondanza di mezzi. Come fare se manca un compagno ricco e premuroso pronto ad aprire il portafoglio? Una strada c'è, ed è quella seguita da Catalina e le sue compagne: prostituirsi. Dalla famiglia non può arrivare nessun aiuto: Catalina è figlia di una single in condizioni economiche precarie. Il fratello lavora come sicario, ma è ancora un pesce piccolo della criminalità. E le sue compagne maggiorate vengono scaricate a scuola da magnifiche SUV dai vetri fumé. L'unica via è vendersi per denaro. Dopo cinque operazioni, finalmente la ragazza ottiene la taglia tanto desiderata, ma le conseguenze fisiche e psicologiche dell'intervento sono talmente devastanti che Catalina perde la voglia di vivere, meditando il suicidio per il suo quindicesimo compleanno. Argomento shock, trama altrettanto, oltre ai milioni di spettatori la telenovela si è inevitabilmente attirata anche una furiosa scia di polemiche imperversate in decine di interviste, forum, dibattiti stampa e tv. Oltre che nei furibondi comunicati inviati dal sindaco di Pereira, offeso da questa "televisione trash" che distrugge i tentativi dell'amministrazione e dei businessman locali per rinfrescare l'immagine della città offuscata dal narcotraffico. L'accusa più frequente arrivata agli autori è quella di voler difendere proprio il mondo della droga, "un'idea assurda perché lo scopo è esattamente opposto - chiosa Bolivar - La maggior parte dei miei detrattori non ha neanche letto il libro, chi lo ha fatto ha capito chiaramente che sono un fiero oppositore del cartello colombiano della droga". E della povertà dilagante in un paese in cui il 50% delle terre è in mano ad uno striminzito 1% di proprietari, e la metà della popolazione vive in miseria. Che ragazzine come Catalina cerchino di uscirne come possono non stupisce, ma è bene che conoscano in anticipo i rischi.
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