L'America Latina non trova molto spazio sui media italiani. Questo blog cerca di colmare una piccola parte di questo vuoto, attraverso l'adattamento in italiano di notizie sulla politica e l'economia latinoamericane scovate su quotidiani stranieri. Naturalmente, non mancherò di citare e segnalare siti e articoli in lingua italiana, quando se ne presenterà l'occasione. Buona lettura!

martedì, febbraio 27, 2007


La faccia nascosta del biodiesel – come la produzione di soia minaccia l’Amazzonia

Il Brasile è, dopo gli Usa, il secondo più grande esportatore di soia al mondo. La soia potrebbe inoltre diventare il principale carburante del programma di produzione del biodiesel. Benedetta soia, allora? Secondo Celso Marcato, dell’ONG ActionAid Brasil, si dovrebbe dire piuttosto “maledetta soia”, per lo meno dal punto di vista ecologico e dell’ambiente. Secondo Marcato, la produzione di soia non ha invaso soltanto il “cerrado” brasileiro (l’esteso altopiano centrale del paese), ma sta iniziando ad occupare il territorio della foresta amazónica, con l’aggravante che oltre alla deforestazione provoca l’espulsione di intere comunità di comunità contadine, aumentando la miseria delle popolazioni della regione. La produzione di soia infatti arricchisce un piccolo gruppo di multinazionali e due grandi aziende nazionali che commercializzano e processano la soia, senza che i benefici dell’affare giungano alla grande massa dei brasiliani. La soia rappresenta attualmente il 47% del totale superficie coltivata a granaglie, mentre del 2005 rappresentava soltanto il 22%. La superficie coltivata a soia nel paese cresce a un ritmo del 300% annuo, ritmo che si prevede rimanga inalterato nei prossimi anni. Oltre alla deforestazione, gli ecologisti accusano la soia di produrre un forte inquinamento dei fiumi e dei terreni a causa dei pesticidi e dei fertilizzanti utilizzati nella sua produzione. Per di più, distruggendo la foresta, la soia riduce la biodiversità animale e vegetale dell’Amazzonia, la più ricca del mondo. Il presidente Lula si trova tra l’incudine ed il martello. Da un lato la produzione e l’esportazione della soia costituisce una delle fonti principali di valuta straniera per il paese, dall’altra il suo ministro dell’ambiente, l’ecologista Marina Silva, ha spesse volte criticato l’insufficiente attenzione ecologista del governo brasiliano. Uno scontro su questi temi, tra Lula e Silva, si è avuto recentemente quanto il presidente si è lamentato della rigidità di alcune leggi di protezione dell’ambiente che starebbero “ostacolando lo sviluppo del paese”, mentre il ministro dell’ambiente faceva sapere di rifiutare totalmente la validità di tali dichiarazioni. Due programmi governativi in attuazione rendono difficile rallentare la crescita della soia. Da un lato il programma di biodiesel, dall’altro il PAC (piano di accelerazione della crescita) che, focalizzato al miglioramento delle infrastrutture stradali e portuali, intende favorire proprio il trasporto e la commercializzazione della soia. La permanenza o meno del ministro Silva nel nuovo esecutivo di Lula rappresenterà un prova delle intenzioni future del presidente sui temi ambientali.


LA FOTO: Guatemala City



Kirchner e Chávez rafforzano la cooperazione bilaterale

Il presidente argentino Néstor Kirchner ha siglato una serie di accordi con il suo omologo venezolano Chavez per rafforzare la cooperazione economica tra i due Paesi. In seguito hanno inaugurato il primo di 9 pozzi petroliferi che sfrutteranno congiuntamente le aziende petrolifere statali dei due paesi, ENARSA (Arg) y PDVSA (Ven), nella fascia dell’Orinoco, una delle riserve di idrocarburi più importanti della regione. Negli accordi firmati tra i due paesi si prevede da parte dell’Argentina, tra l’altro, la costruzione di frigoriferi, abitazioni, laboratori agropecuari e la consegna di 10.000 tonnelate di carne bovina e 5.000 di pollame al Venezuela. Nell’accordo ulteriore, firmato con SANCOR (azienda cooperativa argentina produttrice di latticini), si prevede in pratica la vendita al Venezuela di latte in polvere (15 milioni di tonnellate all’anno per 12 anni) in cambio di finanziamenti per ristrutturare l’azienda e i suoi debiti finanziari. SANCOR si è inoltre impegnata a construire impianti di produzione del latte in Venezuela. Infine, Kirchner e Chavez hanno parlato della prossima emissione congiunta di titoli di stato dei due paesi (il cosidetto Bono del Sur).

giovedì, febbraio 22, 2007

Il governo del Venezuela venderà a Londra petrolio più a buon mercato in cambio di assistenza nella gestione ambientale

La compagnia petrolifera statale del Venezuela Pdvsa e il comune di Londra hanno firmato un accordo secondo il quale i venezolani riforniranno la capitale di carburante per autobus con un sconto del 20% e la città offrirà al paese latinoamericano servizi di consulenza. L’accordo permetterà al Venezuela ricevere il sostegno di una equipe di funzionari del comune di Londra, che aprirà un‘officina a Caracas per offrire assistenza al governo locali in questioni come il riciclaggio e la gestione dei rifiuti, il traffico e la riduzione delle emissioni inquinanti. Il presidente della Pdvsa per l’Europa, Alejandro Granados, ha assicurato che tale collaborazione è adeguata per la sua complementarietà, poiché, da un lato, il Venezuela è molto ricco in risorse energetiche mentre, dall'altro, Londra ha una vasta esperienza nella gestione dei servizi pubblici e delle infrastrutture . Il sindaco di Londra, il laburista Ken Livingstone, ha raccontato come l’idea sia partita dallo stesso Chavez, durante la sua visita a Londra nel maggio del 2006. Livingston, che mantiene una relazione d’amicizia con Chavez, ha annunciato che grazie a questo accordo 250000 residenti a basso reddito potranno viaggiare in autobus e nei tram con uno sconto del 50% a partire dal prossimo luglio. La città risparmierà 16 milioni di sterline annuali (24 milioni di euro) in carburante, circa l’1% del costo del servizio trasporto autobus. Coloro che beneficeranno dello sconto, tra cui i padri single, risparmieranno fino a 280 sterline l’anno. Il sindaco di Londra ha evidenziato come il Venezuela utilizza, in questo tipo di iniziative, le ricchezze petrolifere del paese a beneficio della maggioranza della popolazione, respingendo le accuse che criticavano questi atti come un semplice dirottamento di risorse di grande valore verso una delle città più ricche del mondo. Non è la prima volta che dal Venezuela partono programmi per ridurre l’impatto dei prezzi dell’energia sulle classi più svantaggiate. Già nel 2005 Chavez mise in moto un progetto simile negli USA, nonostante le relazioni burrascose che intrattiene con il governo Bush. Il Venezuela infatti spedì carburante a buon mercato a famiglie povere americane del Bronx, quartiere dove la comunità latina è numerosa e uno dei più poveri di New York. Washington sminuí l’importanza dell’iniziativa definendola un mero gesto di “filantropia aziendale”.
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mercoledì, febbraio 21, 2007


Uribe nomina ministro degli esteri un exprigioniero delle FARC

Il presidente colombiano, Álvaro Uribe, ha nominato ministro degli affari esteri Fernando Araújo Perdomo (nella foto), rimasto nelle mani delle guerrillas delle FARC durante sei anni. Araújo, di 51 anni, già ministro, è riuscito a scappare, il 31 dicembre scorso, ai membri delle FARC che lo tenevano sotto secuestro dal 2000. Il presidente ha nominato Araújo Perdomo in sostituzione di María Consuelo Araújo Castro, dimessasi poche ore prima a seguito dell’arresto del fratello, il senatore Alvaro Araújo, sotto inchiesta per presunti legami con i paramilitari. Il tribunale ha chiesto alla procura che persegua anche il padre di entrambi, l’ex ministro della Agricultura Álvaro Araújo Noguera, per gli stessi capi d’accusa. L’ex-ministra ha affermato di dover lasciare l’incarico per poter meglio stare al fianco del padre e del fratello, “certa della loro innocenza”. Il presidente Uribe ha mantenuto una posizione ambigua in tutta la vicenda, dopo aver affermato qualche giorno fa che "la Colombia, che ha perdonato i colpevoli, non può condannare degli innocenti per ragioni di immagine internazionale". In effetti lo scandalo della chiamata “parapolitica” ha coinvolto altri 14 parlamentari, tutti appartenenti a partiti che appoggiano il presidente Uribe, tutti accusati di aver mantenuto legami con le forze paramilitari delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia), organizzazione che ha smobilitato i suoi 31000 membri tra la fine del 2003 e la metà del 2005.

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Al via la campagna del Perú per combattere i ritardi

Il 91% degli abitanti di Lima appoggia la campagna avviata dal Governo del Perù contro il ritardo cronico, caratteristica tipica della maggioranza dei peruviani. In linea con l’iniziativa, denominata Perú: La hora sin demora (L’ora, senza ritardi), a partire dal 1º marzo a mezzogiorno i peruviani sincronizzeranno i loro orologi con l’ora della marina militare, nel tentativo di sradicare l’abitudine di non rispettare mai la puntualità. Secondo un sondaggio pubblicato sul giornale El Comercio, il 44% dei cittadini di Lima si considerano puntuali, nonostante arrivino con frecuenza in ritardo ad appuntamenti o riunioni, o persino sul luogo di lavoro, con ritardi che possono superare i 15 minuti e arrivare all’ora. Il 34% dei residenti della capitale peruviana afferma essere puntuali “quasi sempre”, mentre il 20% ammette di esserlo solo ogni tanto. Solo l’1% confessa di non essere mai puntuale. Alla domanda se pensano che i peruviani siano o no puntuali, il 57% ha risposto “alcune volte”, mentre un 27% ritiene che non lo siano mai. Sebbene un 67% del campione sia d’accordo con l’idea che arrivare in ritardo supponga un mancanza di rispetto verso gli altri, per il 15% si tratta di un’abitudine locale per cui in fin dei conti non è nulla di male. Allo stesso tempo il 57% considera le donne più puntuali degli uomini, e l’80% i vecchi più dei giovani.

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lunedì, febbraio 19, 2007

Gli evangelici guadagnano terreno in Brasile

Il prossimo mese di maggio, Papa Benedetto XVI visiterà per la prima volta il Brasile , uno dei paesi più cattolici al mondo e vera e propria riserva della fede per la Chiesa di Roma, con i suoi 182 milioni di abitanti. Ció nonostante, papa Ratzinger, che a capo della Congregazione per la dottrina della fede lottò a lungo contro i teologi della liberazione brasiliani (cfr. info in wikipedia), si troverà di fronte un fenomeno che preoccupa seriamente la Chiesa: la crescita dell chiese evangeliche, da alcuni considerate delle vere e proprie sette. In questo momento, il Brasile è considerato il paese con il maggior numero di fedeli appartenenti alle cosiddette chiese neopentecostali: 24 milioni, circa il 45% dei quali proviene dal cattolicesimo, chiesa che, ogni anno, subisce la perdita di 1 milione di fedeli. Le chiese evangeliche brasiliane che contano con il maggior numero di fedeli portano i nomi di Chiesa Universale del Regno di Dio, di Assemblea di Dio e Rinascere in Cristo. Le chiese evangeliche reclutano i nuovi fedeli tra gli strati sociali più poveri, soprattutto nelle periferie delle città, dove l’influenza del cattolicesimo, più intelletuale e vicino alla classe media, ha perso molto terreno. La chiesa cattolica ha perso misticismo e interesse agli occhi dei più poveri, che si sentono meglio accolti nei gruppi degli evangelici, dove ricevono forti dosi di appoggio e assistenza. Gli evangelici hanno un’altra caratteristica particolare: le loro chiese partecipano direttamente alla politica. In parlamento sono stati eletti ben 40 deputati evangelici, la maggior parte pastori o vescovi delle chiese neopentecostali. Allo stesso tempo, molti di loro sono stati coinvolti in inchieste contro la corruzione finanziaria, anche perché le chiese cui appartengono sono molto ricche, in parte per la obbligazione per i fedeli di pagare le decime. Un’altra caratteristica degli evangelici è il fervore religioso. Un’altissima percentuale, l’85%, partecipa regolarmente ai riti religiosi, e circa il 51% afferma di leggere regolarmente la Bibbia, in contrapposizione alle percentuali netamente più basse che si registrano tra i cattolici. Un'altra delle ragioni dello sviluppo rapido delle chiese evangeliche è la facilità con cui si diventa pastori o vescovi. Non sono necessari 7 o 8 anni di seminario in studi di filosofia e teologia, come nel caso dei sacerdoti cattolici. Chiunque, con un minimo di formazione religiosa, può diventare pastore di una chiesa. Non sono neppure obbligati al celibato e, inoltre, i fedeli non vedono di cattivo occhio il fatto che i loro pastori vivano bene, vestano bene, portino belle macchine e partecipino alla vita politica.

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venerdì, febbraio 16, 2007


Il Brasile pagherà di più per il gas boliviano, nel quadro di una più stretta collaborazione tra i due paesi

Il prezzo del gas boliviano importato dalla Petrobras, l’azienda energetica statale brasiliana, salirà tra il 3% ed il 6%. Si tratta di un accordo siglato tra i governi e le aziende energetiche dei due paesi. Secondo stime del governo boliviano, il paese otterrà 100 milioni di dollari aggiuntivi dalla vendita del gas. Il presidente boliviano Morales aveva viaggiato a Brasilia per concludere il lungo negoziato che durava da ormai 9 mesi tra Petrobras e YPFB (la azienda statale boliviana di energia). Secondo Lula si tratta di adeguare il prezzo pagato dalla Petrobras ai prezzi internazionali. Inoltre ha affermato che l’accordo sul gas è solo il primo di una serie di progetti di cooperazione tra i due paesi. Lula ha accennato ai vantaggi che deriverebbero da una maggiore integrazione dei due paesi: l’accesso al Pacifico per il Brasile, via Peru, attraverso un sistema autostradale, accesso all’Atlantico, per la Bolivia, attraverso una serie di lavori que renderebbero il fiume Madeira pienamente navigabile, la costruzione di una raffineria di biodiesel di proprietà congiunta basata sulla lavorazione della papaya, finanziamenti della BNDES (l’agenzia di sviluppo brasiliana) per l’acquisto da parte degli agricoltori boliviani di attrezzi e macchinari agricoli, l’accordo sulla costruzione di almeno due centrali idroelettriche sulla frontiera tra i due paesi. Lula ha inoltre annunciato la volontà del Brasile di aprire completamente i suoi mercati ai prodotti boliviani. Con Morales al fianco, ha affermato che si tratta di un passo fondamentale affinché la Bolivia diventi un membro a pieno titolo del Mercosur. Per questo, il Brasile proporra agli altri paesi del blocco commerciale, Argentina, Paraguay, Uruguay e Venezuela, di eliminare le tariffe doganali sulle importazioni boliviane, beneficiando soprattutto il settore tessile del paese andino. Nel frattempo il Brasile donerà alla Bolivia 3 milioni di dosi di vaccino contro la febbre aftosa che ha colpito il paese vicino.

oglobo.globo.com


Continua il boom argentino, ma aumentano le polemiche sull’inflazione

L’INDEC (l’istituto statistico argentino) ha diffuso questo pomeriggio i dati ufficiali sulla crescita del PIB nel 2006. Per il 4º anno consecutivo il tasso di crescita del paese ha superato l’8%, raggiungendo l’8,5%. Nel 2003 fu dell’8,8%, nel 2004 del 9% e nel 2005 del 9,2. Le buone notizie sul fronte della crescita non frenano le polemiche nel paese sull’inflazione. Il governo vuole raggiungere i suoi obiettivi in termini di mete fissate d'inflazione, e ha adottato tutte le misure in suo possesso per raggiungerli, dalla semplice moral suasion sulla produzione e la distribuzione al blocco delle esportazioni di carne per aumentarne la disponibilità interna (l’Argentina è un gran paese produttore ma anche consumatore di carne). Una delle misure più polemiche del governo è stata la recente sostituzione della direttrice del dipartimento che si occupa di stilare gli indici dei prezzi al consumo all'interno dell’Indec. La decisione ha provocato la rivolta dei lavoratori della struttura, oltre a forti polemiche politiche. L’inflazione intanto continua la sua corsa, in particolare nei beni di prima necessità. Ad esempio i beni che compongono la cesta alimentare di base (CBA), su cui viene calcolato il livello d’indigenza, hanno subito un aumento del 7,5% in soli tre mesi. In generale tutti i beni alimentari stanno subendo forti aumenti, penalizzando specialmente le classi più svantaggiate.

www.pagina12.com.ar

mercoledì, febbraio 14, 2007


Argentina, un ettaro per un hamburger.


Può un ettaro di terra costare meno di un hamburger? In alcune zone dell’Argentina sì. Nella zona della provincia di Catamarca al prezzo di 6 euro l’ettaro, con 200.000 euro (il prezzo di un appartamento in Italia) è possibile comprare 33.000 ettari di terra arida adatta all’allevamento, a circa 1100 km al nord di Buenos Aires. Questo è solo un esempio. Aziende, miliardari, o semplici privati hanno puntato il loro occhi su uno dei paesi più estesi al mondo, que offre l’opportunità di comprare terreni immensi. Il paese sudamericano vive una corsa all’acquisto della terra che riguarda circa 300.000 kilómetros cuadrados, un’estensione pari praticamente all’Italia. La mancanza di una legge federale che regoli l’argomento ha solo accelerato il processo. Di fronte al fenomeno, si sono levate le voci di allarme da parte dei media o della Chiesa cattolica. "Nel nord del paese, nelle province di Santiago del Estero e del Chaco l’ettaro vale meno di un hamburger”, denuncia Andrés Kliphhan, coautore di Tierras S.A., un inchiesta durata tre anni che mostra la vendita senza controllo di terre argentine. Almeno il 10% del territorio nazionale è in mani straniere, afferma, citando fonti del Ministero della Difesa argentino, Gonzalo Sánchez, autore de La Patagonia Vendida. Effettivamente, il maggior propietario del paese è la famiglia Benetton, che possiede 10000 km di pascoli e foreste per la produzione di legname, su parte dei quali ha dovuto affrontare le denunce di gruppi indigeni. Se tra i grandissimi proprietari troviamo anche 5 famiglie tradizionali argentine, spiccano altri magnati stranieri come il miliardario Douglas Tompkins, que possiede circa 4500 km cuadri intestati al Conservation Land Trust, il suo progetto di protezione dell’ambiente.In Argentina, Tompkins – legato alla famiglia del presidente Kirchner- ha comprato e poi donato allo Stato grandi estensioni di terreno a condizione che siano dichiarate riserva naturale. Altri miliardari comprano terreno per il proprio diletto come il fondatore di CNN, l’americano Ted Turner, o Joseph Lewis, el sesto uomo più ricco d’Inghilterra. A parte queste personalità celebri, migliaia di investitori di tutto il mondo cercano in Argentina di perseguire i loro interessi, inseguono i loro sogni personali o cercano la pura e semplice speculazione. La Chiesa cattolica è scesa in campo con la pubblicazione di un documento, Una tierra para todos (una terra per tutti), in cui denuncia la concentrazione della terra productiva e chiede una soluzione allo stato, per un problema che riguarda comunità indigene, contadini e abitanti della città.


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lunedì, febbraio 12, 2007

Da La Repubblica:
Allarme in Bolivia e Paraguay epidemia di "febbre spacca-ossa"

Si diffondono in Bolivia e Paraguay i casi di di "dengue" (“debolezza” in arabo antico, detta anche febbre “spacca-ossa”) dopo una lunga sequenza di inondazioni che hanno colpito il settore occidentale del Sud America. Il virus si trasmette all'uomo attraverso la puntura della zanzara Aedes aegypti, che si riproduce in pozze d'acqua, sia all'interno degli edifici che all'esterno e si nutre prevalentemente di giorno.

Il World Food Programme delle Nazioni Unite (WFP) è tuttora impegnato ad assistere oltre 60.000 persone in stato di emergenza, ma la pioggia continua incessante. Attualmente sta distribuendo cibo nei distretti di Tarija, Chuquisaca, Potosi, Cochabamba e Santa Cruz.

Solo in Paraguay i casi di "dengue" registrati, con tre morti accertati, sono a 6 mila. Il Parlamento ha convocato una sessione straordinaria per studiare misure d'emergenza. Si è calcolato che in Paraguay il virus sta contagiando una media di 400 persone al giorno, stando ai dati del ministero della Salute. Tra le vittime della "febbre spacca ossa" c'è anche l'ambasciatore di Taiwan, David Hu, che ha dovuto annullare tutti gli impegni ufficiali.

In Bolivia, la maggior parte dei casi si sono registrati nella città di Santa Cruz de la Sierra, nella zona tropicale del paese. Si sospetta che altri 804 pazienti, registrati in diverse città, abbiano contratto la malattia, la cui epidemia ha obbligato il Ministero della Salute Boliviano a dichiarare il massimo stato di allerta sanitario.
Cinque persone hanno contratto la "dengue" di tipo emorragico, tutte residenti nella capitale e tra queste si è registrato il decesso una donna. L'aumento dei casi è prevalentemente dovuto alle alluvioni che si stanno verificando nel paese e che, assieme alle alte temperature della stagione, costituiscono l'ambiente ideale per una veloce dinamica di contagio.
A Santa Cruz sono stati confermati 225 contagi, altri 16 sono stati riportati a Trinidad, capitale del distretto tropicale di Beni. Gli altri casi si trovano in diverse località. Le condizioni climatiche non faranno che peggiorare la situazione, favorendo il deposito delle uova dei mosquitos Aedes Aegypti. Oltre ai casi di "dengue", insorgono purtroppo anche la febbre gialla e la malaria.

La "dengue" esiste da secoli: la prima descrizione clinica risale al 1780, in un'epidemia a Philadelphia, in Pennsylvania. Nell'800 sono state descritte epidemie a Zanzibar, a Calcutta, Grecia, Giappone, Queensland, Sudafrica e Formosa. Nel 1906 ne è stato scoperto il vettore: la zanzara Aedes aegypti, la stessa della febbre gialla. Numerose epidemie sono state registrate nelle isole del Pacifico (persino tra i giapponesi e gli americani durante la battaglia di Okinawa).
Nel '54 nelle Filippine è stato descritto il quadro clinico della sindrome "dengue emorragica/sindrome da shock da dengue", soprattutto tra i bambini.

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mercoledì, febbraio 07, 2007


La Corte Suprema boliviana ordina l'arresto dell'ex-presidente Sánchez de Lozada per genocidio
Sánchez de Lozada, a capo del paese tra il 1993 ed il 1997 e tra il 2002 ed il 2003, è accusato di genocidio per la morte di 63 persone nel 2003 durante la repressione delle proteste popolari contro il progetto di esportare gas negli Stati Uniti dai porti del Cile.
L'ex-presidente e i suoi due ministri accusati con lui per complicità vivono negli USA dopo essersi dimessi il 17 ottobre 2003 e da allora non si sono presentati nei processi intentati a loro carico. Le accuse furono mosse dall'allora diputato, ora presidente della Bolivia.
Prossimamente la Corte Suprema boliviana chiederà la collaborazione della giustizia USA perché si esegua il mandato di cattura dell'ex-presidente. Il presidente Morales ha criticato frecuentemente il governo USA per non collaborare con la giustizia boliviana.

sabato, febbraio 03, 2007

Una nuova febbre dell'oro provoca disastri nella foresta amazzonica

Un nuovo giacimento aurifero in piena Amazzonia, a 450 Km da Manaus, è un formicaio di migliaia di persone, ammassate in mezzo al fango, la malaria, tra deforestazione e sogni di soldi facili. Il giacimento è stato scoperto casualmente a novembre e ha attratto fino a 8000 persone secondo la Polizia Militare che conta solo con 12 uomini per controllare la nuova miniera di Eldorado de Juma, com'è stata battezzata. Il luogo attrae minatori illegali, speculatori, contadini, operai mal pagati e prostitute. La città più vicina Apuí è a 75 km, una delle ultime frontiere della colonizzazione agricola progettata dalla dittatura militare negli anni '70 e '80 durante i lavori della transamazzonica. Oggi Apuí è la mecca dei cercatori di nuova ricchezza intorno ai business collegati alla mineria (alimentari, trasporti, carburanti, donne). Ogni giorno arrivano nuovi minatori in barca, camion, autobus, in groppa ad animali, a piedi. Da lì devono percorrere 70 Km in jeep su sentieri di terra e fango. Dopo aver attraversato il fiume Juma, devono camminare per 4 Km nella selva fino a raggiungere i 5 crateri aperti dai primi arrivati. Come pionieri, la maggioranza dei minatori sono armati con piccoli attrezzi di legno o metallo usati per filtrare il fango del fiume maltrattato alla ricerca delle ricercate pepite d'oro, così pure che non devono essere amalgamate con il mercurio. I garimpeiros, come sono chiamati questi minatori artigianali sono convinti che il filone principale del giacimento debba ancora trovarsi. Per questo motivo l'altro strumento della loro azione è la motosega per farsi strada tra alberi alti fino a 40 metri. Il guadagno dei minatori è poco raffrontato a quello degli affaristi che vendono a prezzi astronomici servizi come il cibo, il carburante, le prostitute. Basta un piccolo capitale per iniziare a fare fortuna considerando che nella selva scarseggia tutto, dall'acqua da bere, ai cerini all'acquavite.
I minatori dicono di aver estratto circa 150 kili del metallo, per un valore di quasi 3 milioni di dollari. Ma i danni ambientali e sociali sono già di molto superiori. È stata devastata un'area forestale di 30 ettari. Iniziano anche a propagarsi epidemie di malaria, colera, epatite e sifilide nel campo dei minatori ma anche nella stessa Apuí.
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giovedì, febbraio 01, 2007

Lotta di classe nelle spiaggie peruviane

Circa un migliaio di persona hanno invaso l'esclusivo villaggio turistico di Asia, al sud di Lima, per denunciare le discriminazioni che impediscono l'accesso pubblico alle spiaggie e al mare alle domestiche. Convocati dalla Piattaforma nazionale per i diritti umani e da Amnesty International, centinaia di attivisti, domestiche, cittadini e qualche straniero si sono uniti alla protesta vestiti da badanti, donne delle pulizie e bambinaie, e con magliette con lo slogan, Stop al razzismo.
La carovana ha raggiunto Asia, un villaggio vacanze composto da club privati frequentato dalle classi alte, e pacificamente hanno attraversato i controlli di ingresso, normalmente chiusi al pubblico, in modo da raggiungere la spiaggia e formare una catena umana nelle fredde acque del pacifico, di fronte agli sguardi attoniti dei villeggianti e delle forze dell'ordine. Uno degli organizzatori dichiarava "il nostro proposito è quello di far riflettere sulla situazione delle domestiche, che soffrono discriminazioni bestiali e possono andare in spiaggia solo al calare della sera". Lo scorso 18 gennaio, il Congresso peruviano ha approvato una legge che punisce con fino a 3 anni di carcere gli atti discriminatori e di razzismo che restringono l'accesso alle spiaggie e colpiscono il diritto delle persone a ricevere un trattamento equo e rispettoso nei luoghi e nei locali pubblici.
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